AMI PARMA Ridare l' anima alla Repubblica

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  1. lucrezio52
     
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    INIZIATIVA DELL' AMI PARMA IN RICORDO DI ALCESTE DE AMBRIS

    PARMA 10 DICEMBRE 2020 Questa mattina, presso il cimitero monumentale della Villetta di Parma, una delegazione di rappresentanti del mondo sindacale e associativo si è riunita per commemorare l’ottantaseiesimo anniversario della morte di Alceste De Ambris.
    L’iniziativa, organizzata dalla Camera del Lavoro territoriale Cgil di Parma, rappresentata da Andrea Rizzi, ha contato anche la presenza di Roberto Spocci per Anppia e di Tullio Carnerini per l’Ami sez. Parma Alfredo Bottai.
    I mazziniani di Parma hanno tanti motivi per ricordare «il Prometeo apuano». Ben lungi dal demagogismo irresponsabile e dalla torbida obliquità che i suoi avversari (ovvero gli agrari), gli attribuivano, De Ambris era dotato di eccezionali doti organizzative, morali e umane. Nonostante la sua determinazione e la sua vitalità febbrile, il suo senso della misura e una genuina onestà lo rendevano un eroe del popolo parmigiano, quello dell’Oltretorrente, e del proletariato contadino.
    Imbevuto di idealità carducciane, arrivò a Parma, un ambiente pregno di passione politica, nella cui università tenevano lezioni i maître à penser del socialismo, da Agostino Berenini a Ferdinando Laghi, e fu un connubio straordinario. Nelle riunioni notturne presso la Camera del Lavoro di Borgo delle Grazie, di cui aveva assunto la segreteria nel 1907, De Ambris assurgeva al rango di mito dell’anima popolare e collettiva: la sua capacità oratoria era strabiliante, il suo carisma unico.
    Il suo socialismo carducciano e poi il suo sindacalismo rivoluzionario non gli impedirono di tornare alle origini mazziniane che aveva ereditato dalla famiglia. Nella conferenza agli operai parmensi del marzo 1922, in occasione della celebrazione del cinquantesimo della morte dell’apostolo genovese, De Ambris affermò d’esser ritornato a Mazzini nell’estate del 1914. Non sapendo che fare dinanzi al dilagare della guerra in Europa, «d’un colpo la luce si fece nel nostro spirito. La verità mazziniana ci apparve nella sua interezza. Cadde la maschera nefanda che lo sfruttamento capitalistico aveva sovrapposto al volto della Patria. Scorgemmo sotto quella maschera infame il volto augusto della Madre comune. Fummo nella trincea a difenderla. La verità è ancora quella. Vediamo chiaro oggi: la Patria non è, non può essere la nostra nemica, essa è invece, essa dev’essere la gran Madre di noi tutti. Per questo bisogna strapparla al monopolio delle classi parassite, per restituirla ai lavoratori, ai suoi figli più degni».
    Nel 1964, il Comitato repubblicano di amici e fratelli di ideali e di lotta di Parma, coordinato da Alfredo Bottai, aprì una sottoscrizione per onorare la memoria di De Ambris e traslarne le spoglie in patria. E così, in quello stesso anno, alla presenza di autorità, rappresentanze politiche e sindacali locali e nazionali, tra cui l’Ami e la Uil, De Ambris fu inumato alla Villetta. Nell’epigrafe si legge: «Alceste de Ambris - scrittore-tribuno-combattente per la libertà e la giustizia. Licciana 1874 - Brive 1934». Ancor oggi, la fiammella votiva viene mantenuta accesa dagli iscritti della nostra sezione.
     
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