MAZZINIANESIMO E RELIGIONE

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    LA RELIGIONE IN UNA VISIONE MAZZINIANA
    Inviato da Redazione1 il Dom, 08/26/2012 - 22:30

    laicità mazzinianesimo religione tolleranza

    Nell' ultimo numero de "il senso della repubblica" periodico on line l' amico Sauro Matarelli coglie l' occasione della recensione di un libro di Vito Mancuso per una disamina sulla visione Mazziniana della Religione

    NB Vito Mancuso è un teologo cattolico , che si è sempre distinto per paertura mentale e tolleranza



    . .



    Le basi di una nuova religione
    Considerazioni a latere dell’ultimo libro di Vito Mancuso

    «Predicate in nome di Dio. I letterati sorrideranno: dimandate ai letterati che cosa hanno fatto per la loro patria. I preti vi scomunicheranno: dite ai preti che voi conoscete Dio più ch’essi tutti non fanno, e che tra Dio, e la sua legge, voi non avete bosogno d’intermediarii. Il popolo v’intenderà e ripeterà con voi: Crediamo in Dio Padre, Intelletto ed Amore, Creatore ed Educatore dell’Umanità.
    E in quella parola, voi e il Popolo vincerete.»
    Abbiamo scelto questa citazione di Giuseppe Mazzini, tratta dai Doveri dell’uomo, perché ci sembra la sintesi migliore di alcuni tratti essenziali dell’ultimo libro di Vito Mancuso: Io e Dio. Una guida dei perplessi, pubblicato con Garzanti.
    È ben vero che il nome di Mazzini non è mai citato nelle appassionate 488 pagine del volume, ma è pur vero che quasi in ogni pagina si può ben cogliere una sorta di rivisitazione del pensiero religioso mazziniano.
    A cominciare dalla necessità della religione; per continuare con l’idea mazzinian-mancusiana di progresso, o con la convinzione che un buon cattolico sia tale anche se non obbedisce al Papa. Non c’è migliore sintesi atta a riproporre il percorso del Mazzini “eretico”, i suoi dissidi (non solo politico-militari) con Pio IX. Lo si evince dai richiami ripetuti a Galileo (e il pensiero corre automaticamente al Galileo di Mazzini di Fede e avvenire) dalla disamina accurata del pensiero di Giordano Bruno, fino, naturalmente, al kantiano “cielo stellato”. Ma ciò che soprattutto denota l’anima mazziniana in questo libro è la ricerca della “bellezza morale”, intesa come pre-requisito, prerogativa, condicio e mezzo di espressione della libertà. L’uso non strumentale, ma sempre puntuale, del termine “amore” nella visione del mondo, inteso « come un processo che si va organizzando giorno dopo giorno, non senza salti all’indietro e contraddizioni, anche se complessivamente orientato verso una crescita dell’armonia relazionale e quindi della qualità dell’essere-energia.»
    Viene da chiedersi, (una domanda che andrebbe naturalmente rivolta al teologo in forma molto meglio articolata) se l’esistenza (l’eternità dell’esistere) non siano che stadi (livelli) di consapevolezza dell’Universo che, in sé, non ha alcun “bisogno” del tempo (e, dunque, neppure dello spazio) se non come stadio di coscienza “relativa”, parziale, in evoluzione verso il Tutto. Che altro è, se non questo, l’esistenza? Dato che – sono sempre parole di Mancuso - «Questo lógos intrinseco al processo evolutivo ha dato vita a un disegno che non so se sia lecito chiamare intelligente, ma che di certo a partire dai gas primordiali ha generato l’intelligenza»? Ma – prosegue Mancuso - «tale disegno non scende dall’alto, come ritengono la tradizionale teologia del passato e gli attuali sostenitori dell’Intelligent Design, perché contiene troppe imperfezioni, assurdità, malattie, per poter essere pensato come procedente direttamente da una mente divina intelligente che lo applicherebbe al nostro mondo. Si tratta piuttosto di un disegno che sale faticosamente dal basso…»
    Da qui si delinea la necessità di una nuova alleanza, riconciliazione, tra scienze della natura e scienze umanistiche, come prerequisito, base, della “nuova religione”, che non ha nulla a che vedere con i confessionalismi a cui siamo abituati. Non si tratta tanto di “rifondare la fede”, come ha scritto qualcuno; ma, piuttosto, di dare un senso alla fede stessa, oltre che a noi: esseri sociali pienamente immersi nel percorso della Storia in questo lembo di universo.
    Sauro Mattarelli
    Vito Mancuso, Io e Dio. Una guida dei perplessi, Milano, Garzanti, 2011,

    Edited by lucrezio52 - 30/11/2020, 17:40
     
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    EDERA ROSSA: MAZZINIANESIMO FRA LAICISMO E RELIGIOSITA'
    Inviato da Redazione1 il Sab, 10/15/2011 - 11:49

    cristianesimo sociale laicismo mazzinianesimo

    Mazzini non poteva essere annoverato tra i cattolici ma , al di là, dell'ammirazione per la figura storica di Cristo, nemmeno tra i cristiani.

    Ciò non toglie che egli , come discreta parte dei laici di parte repubblicana, non fosse disinteressato a quanto avveniva nell'ambito delle varie religioni e cercasse di cogliere in ognuna , quando vi erano, i segni di un rinnovamento spirituale fatto di attenzione verso tutti gli uomini a prescindere dal singolo credo religioso. Il laicismo di Mazzini non era una sorta di torre di avorio tetragona a qualsiasi idea di spiritualità diversa dalla sua, anzi , egli era attento a ciò che avveniva nelle varie religioni e non solo in quelle storiche dell'Europa giudaico-cristiana.

    Altra cosa il ruolo che i repubblicani assegnano allo stato ed al momento giuridico del fare politica. Mazzini fu strenuo difensore della libertà di tutte le religioni, tanto delle minoranze ebraiche e protestanti, quanto degli stessi cattolici. Pur gravato dalle cure della direzione della Repubblica Romana, trova il tempo di andar a far personalmente visita ad una modesta suora che gli aveva inviato una lettera esprimendo le sue preoccupazioni per la sorte che poteva attendere lei e le sue consorelle, avrebbe potuto limitarsi a scrivere due righe , ma sentiva l'angoscia di quella lettera e sentiva il suo particolare dovere di tranquillizzare.

    Come tanti altri democratico-repubblicani, Mazzini fu perseguitato, non persecutore. La formazione religiosa della madre, fatta di un cattolicesimo austero e teso al riconoscimento delle autonomie vescovili , lo portò anche abbandonato il cattolicesimo , a cercare una religiosità fatta di severità morale e di libertà di ricerca ( nell'esilio si fece mandare i testi dei grandi eretici italiani a partire da Tommaso da Fiore). Certamente non mancarono preti e frati che si avvicinarono al suo pensiero, come all'azione di Garibaldi. Il clero al quale egli guardava con speranza era quello che aveva saputo combattere nel medioevo e nel rinascimento per le libertà cittadine, Interessante notare che uno dei primi moti repubblicani del nostro ottocento ( che fu antinapoleonico ma non per la restaurazione dei vecchi monarchi) fu guidato da un parroco della Val d'Intelvi ( la stessa valle che diede le origini al grande Antelami ed a numerosi costruttori di antiche cattedrali frutto di un popolo per il quale valeva il povero il mio, ricco il nostro , come ricorderà il Cattaneo) Ciò non gli impedirà di avere , in alcuni momenti, una carica di duro anticlericalesimo verso quei sacerdoti che si erano prostituiti al potere ( "avete arrotato il pugnale del sicario sulla pietra dell'altare" scriverà in una sua celebre lettera ai preti italiani, lettera nella quale li invitava a farsi parte attiva del moto nazionale)



    Differente il comportamento dei liberalmonarchici dei mazziniani nei confronti dell' alto e basso clero: basti vedere il diverso comportamento di basso ed alto clero nelle insurrezioni di Venezia e di Milano. A Venezia si dimostrò più liberale un patriarca di altra parte dell'impero asburgico, che il veneziano cardinal Monico che ,se non mancò di tratti di umana pietà, certamente va considerato tra i preti conservatori) . Ai laico liberali interessava la chiesa come forza di conservazione del potere costituito; per cui , passato il momento della laicità necessaria al compimento dell'unità nazionale, preferirono coltivare la laicità al più come una pianta da tenere nel giardino di casa , ma non da far coltivare anche da mani plebee.

    Per i repubblicani la laicità doveva essere un valore diffuso fra tutti i cittadini ed essere annaffiata dalla libera diversità fra tutti i pensieri religiosi e filosofici.
    Del resto quando una parte del basso clero tornò a fare politica si ritrovarono a combattere non a fianco dei liberali ma , come don Albertario, a fianco di repubblicani e socialisti con i quali condivise il carcere, o come don Minzoni, per il quale il vescovo di Cremona aveva auspicato due sante legnate, che si battè contro il fascismo per la rinascita di un cattolicesimo popolare e che della cui morte solo la Voce Repubblicana ebbe il coraggio di indicare il mandante in Italo Balbo e riuscì ad ottenere l'ultima sentenza non favorevole al regime grazie alla difesa che Randolfo Pacciardi ( allora ancor giovine avvocato) fece del suo direttore Giovanni Conti dall'accusa di calunnia verso Balbo. Le strade degli uomini di buona volontà finiscono non di rado con l'intrinsecarsi. Significativo quindo che dai don Ugo bassi , ai don giovanni Verità, ai fra Pantaleo, ai don Gavazzi, che sarà poi pastore protestante, fino al don Albertario ed ai don Minzoni i sacerdoti che intesero combattere per il progresso e la giustizia sociale si trovarono dalla parte opposta a quella delle loro gerarchie e vicini a mazziniani, democratici, repubblicani e socialisti, magari laicisti ed anticlericali, ma rispettosi di quanto vi era e vi è di autenticamente onesto e riformatore anche nel mondo cattolico.
     
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    LA RELIGIOSITA' DI MAZZINI , IL DIBATTITO SU FB
    Inserito da Redazione1 il Mer, 05/01/2013 - 21:15.



    L' articolo degli amici di Democrazia Pura ha dato vita ad un interessante dibattito nel gruppo Repubblica e Progresso di FB sul nesso fra mazzinianesimo e religiosità



    . L' amico Edera Rossa ha sostenuto : “L'articolo apre ad una ampia serie di interrogativi e di riflessioni. Credo interessante , ad esempio, il collegamento tra religiosità mazziniana e la sua visione sociale,e , potremmo forse dire, quello che Belloni chiamava "socialismo mazziniano ", un tema da lui trattato sia da solo in "Socialismo mazziniano" che , l'anno prima nel 1945, assieme al Rensi in" Repubblica e socialismo". Una correlazione quella fra la religiosità di Mazzini e la sua visione sociale che si ritrova già ben delineata in quel "Il pensiero religioso di Giuseppe Mazzini" ad opera di Giovan Battista Gianquinto , apparso nella metà degli anni venti e di cui, fatalità vuole, ho avuto occasione di riportare qualche giorno fà un breve stralcio su Repubblica e Progresso. Un afflato religioso , quello di Mazzini, che segna , anche nella sua visione di santità della coscienza che vive nel consenso dell'umanità, un netto distacco del pensiero mazziniano dal pensiero liberale.



    .

    Una osservazione a cui l' amico De Luca promotore di Democrazia Pura ha replicato: Sono d'accordo sul fatto che la visione sociale di Mazzini sia legata alla sua religiosità. Una religiosità laica che - ma questo credo sia chiaro a tutti noi - era molto diversa da quella della Chiesa. E' straordinario che Mazzini nelle sue opere citi continuamente Dio e, in misura minore, Gesù ma non nomini mai - ma proprio mai - il Paradiso, la vita ultraterrena, una ricompensa che ci aspetterebbe nell'aldilà o una salvezza individuale.

    In Mazzini è centrale l'uomo nella sua relazione di "amore" con gli altri che non è carità ma dovere. Scriveva “Non basta limitarsi a non operare contro la Legge; bisogna operare a seconda della Legge. Non basta il non nuocere: bisogna giovare ai vostri fratelli". Un umanesimo civile che rifugge espressamente dal rapporto individuale con Dio per mettere al centro l'uomo. Ritengo che questo sia, ancora oggi, il solo possibile terreno di incontro tra laici e cattolici.





    .ClaudioC a questo punto ha ricordato un celebre intervento televisivo di Spadolini, che qualificava appunto Mazzini come profeta di una religiosità nuova, laica, evidentemente alternativa a quella rigida e burocratica incarnata dal suo coevo Pio IX

    E' intervenuto MassimoC Colgo l'occasione per ricordare, e son ricordi vaghi, come il materialismo storico di Marx sia imparentato, nella parte secondo me scientificamente utilizzabile, con la concezione del rapporto fra la evoluzione economica e quella socioculturale presente in pensatori liberali come Guizot, (che oltre ad essere un grande storico è stato anche ministro di Luigi Filippo). Anche le parti legate - scusate l'approssimazione - con l'immanentismo idealistico di Hegel o con l'orizzonte apocalittico e messianico non hanno nulla di religioso nel senso cristiano o postcristiano; c'è anche un Marx umanista, ma soprattutto in gioventù. Ciò spiega forse una certa permeabilità fra cultura liberale e cultura marxista, a dispetto dell'opposizione dei referenti sociali - soprattutto in un paese come il nostro, con il Papa e dall'altra parte gli attualismi volontarismi fascismi etc. E col bolscevismo che è imparentato strettamente con questi nonostante la sua corazza "scientifica"

    L' ultimo intervento ancora di Edera Rossa Credo anch'io che Mazzini non possa essere considerato cattolico e neppure cristiano. La sua idea d una continua creazione e di una continua rivelazione, rivolta ad ogni singolo uomo, la sua idea che Dio è pensiero che di trasforma in azione , rivelano un sentire che lo accosta ad alcuni grandi eretici e , per altro, allo Spinosa. E' se l'idea di continua creazione , che significa anche trasformazione ed evoluzione cosa che rendeva inconciliabile il cattolicesimo con l'alchimia, ma per un bel po' anche con la chimica moderna, potrebbe forse essere stata accolta tanti anni dopo da un Theillard de Chardin, certamente il suo rifiuto di una rivelazione una volte per tutte , a Mosè, a Cristo od a Maometto , che fossero, lo allontana da qualsiasi religione monoteista , nè lui ha mai dimostro di cercare contatti che non si risolvessero in una speranza di una chiesa diversa non tanto nella teologia, ma nella sua presenza tra gli uomini, come fa nella lettera ai preti d'Italia ( che però è , significativamente, rivolta ai preti e non al pontefice).
     
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    A seguito della segnalazione del video del prof Adorni sulla attualità di Mazzini sulla pagina Facebook “Repubblica e Progresso””

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    Si è sviluppata una discussione di approfondimento sulla religiosità di Mazzini che riportiamo qui soitto

    Marco Capodaglio : il prof Adorni definisce la religiosità in Mazzini trascendente , non so se diamo lo stesso significato al termine, ma a me sembra invece molto immanente , guardiamo questo brano dei doveri dell' 'Uomo, Dio esiste nel creato , non è un entità autonoma da questo
    “Dio esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo ci sembrerebbe bestemmia, come negarlo, follia. Dio esiste perché noi esistiamo. Dio vive nella nostra coscienza, nella coscienza dell'Umanità, e nell'Universo che ci circonda. La nostra coscienza lo invoca nei momenti più solenni di dolore e di gioia. L'Umanità ha potuto trasformarne, guastarne, non mai sopprimerne il santo nome. L'Universo lo manifesta coll'ordine, coll'armonia, colla intelligenza dei suoi moti e delle sue leggi. I doveri dell'uomo cap II”
    Tullio Carnerini La natura del Dio di Mazzini è una vexata quaestio che ha riempito intere biblioteche .E' un Dio che rappresenta un'ordine superiore e il contenuto profondamente etico della missione terrena di ogni singolo uomo e' sete di giustizia e in fondo di amore confermato da un evidente ordine superiore. E' un tema molto interessante e ineludibile lo dobbiamo approfondire

    Marco Adorni , in effetti è una bella e importante questione. Quando mi riferisco al "trascendente", mi riferisco a una realtà che va oltre la dimensione della spiegazione razionale, che implica l'ambito simbolico e religioso. Si tratta di una religione civile in cui la parola Dio è tra le più ricorrenti. Non si tratta, ça va sans dire, del Dio del Catechismo, ma del Dio come lo può immaginare un mistico laico, che è garante della razionalità del reale; un mistico laico che crede nella sacralità di alcuni principi su cui il singolo e la comunità si fondano. Come scrisse qualche tempo fa Giulio Sforza, "si tratta di quella concezione prettamente romantica di religiosità che può scandalizzare solo chi non tenga conto dello stretto rapporto che in quella concezione esiste fra trascendentale e trascendente, se non della loro intercambiabilità, della loro complementarità: un trascendente che nel trascendentale si storicizza, un trascendentale che nel trascendente si assolutizza" (Giuseppe Mazzini. Politica e pedagogia di un moralista)".

    Marco capodaglio A me il Dio di Mazzini ha dato sempre l'idea di qualcosa di presente nell' umanità e nella natura, ma non certo un Essere superiore con cui avere un rapporto : mi sembra che in Mazzini non ci sia nulla di simile ad una preghiera , ma piuttosto il dovere di rispettera il Disegno che guardando intorno a noi e dentro di noi possiamo riconoscere

    Paolo Penacchio: La posizione di capodaglio mi sembra simile a quella espressa, quasi un secolo fa, da Giovan Battista Gianquinto nel suo scritto "La religiosità di Giuseppe Mazzini". Personalmente trovo in Mazzini una costante ricerca di collegare, anche attraverso la rivelazione continua che per lui avviene direttamente a ciascun uomo, azione umana e azione divina; il pensiero e azione che suggerisce agli uomini è specchio di un rapporto analogo nel muoversi dell'universo. Sono curioso di leggere un saggio , credo relativamente recente, di Giovanna Zavatti dal titolo "Perchè e nonostante" nel quale, stando ad una breve recensione letta, si arriverebbe a ipotizzare un Mazzini ateo in seguito ad una dichiarazione epistolare che avrebbe fatto alla D'Agoult; immagino non sia così, ma a volte anche una frase forte, detta chissà in che contesto e con quali intenzioni, può aiutare a comprendere il sentire interiore .
     
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    LA CRITICA DI MAZZINI A PIO IX PER IL SILLABO E LA DEFINIZIONE MAZZINIANA DI RELIGIONE

    L’ 8 dicembre 1864 papa PIO IX pubblicava l’ enciclica “quanta cura “, che efficacemente wikipedia così riassume : Quanta cura è la XXVII enciclica di papa Pio IX, che la pubblicò nel 1864 , allegandovi il ”Sillabo “degli errori moderni. Con esse venivano condannate tutte le ideologie "moderne", dal liberalismo al socialismo. Veniva inoltre esposta la critica alla Rivoluzione francese e al risorgimento italiano, facendo cenno alla libertà di pensiero illuminista come "libertà di perdere se stessi". L'enciclica affermava anche la forte critica del voler porre uno stato aconfessionale rompendo il legame tra altare e trono fino ad allora vigente.
    https://it.wikipedia.org/wiki/Quanta_cura
    qui il testo dell’enciclica
    https://moodle2.units.it/pluginfile.php/23...o%20sintesi.pdf

    Grande fu lo sconcerto all’ epoca , come riporta G.B. Guerri (Gli italiani sotto la Chiesa Oscar Mondadori 1995 pagg 196 197)
    “Il Sillabo rappresentò «la scissione del la Chiesa dal mondo, in vista di contrapporre l'assolutezza della fede alle sconfitte della storia» (Spadolini)…Il Sillabo provocò un danno immenso alla Chiesa e alla società italiana, non ultimo il blocco della cultura laica dei cattolici: non aveva più senso cercare di conciliare fede e modernità quando il papa ordinava ai credenti di tornare al passato. I cattolici, messi di fronte alla prospettiva di essere o contro la Chiesa o contro il loro tempo, la loro società, furono drammaticamente disorientati dal Sillabo: accettarlo significava isolarsi dalla vita civile…Allo stesso tempo gran parte dei laici perse ogni residua considerazione per la struttura ecclesiastica. Anche chi non era fanatizzato sulla conquista di Roma, che rispetto poteva avere per un atteggiamento così retrogrado? «Che importanza, che significato potevano avere le lamentele dei predicatori cattolici sulla corruzione del secolo, sui danni della miscredenza, sugli inganni e sulle fellonie del liberalismo, quando per le strade trionfava il carnevale liberalesco e tutti erano convinti che mai non s'era stati così bene come allora e che meglio ancora si sarebbe stati in avvenire?» (Salvemini). Chi non diventò furiosamente anticleri¬cale entrò a sua volta nel quieto limbo dei ghibellini, dove si pensa a un Dio che quasi niente ha a che fare con la Chiesa. Napoleone III, benché alleato del papa, vietò la diffusione del testo in Francia, in quanto contrario alla Costituzione .”

    Mazzini non fu estraneo a questa reazione e scrisse nelle settimane successive alla diffusione dell’ enciclica una lettera (aperta diremmo noi) : “a Pio IX Papa “estremamente critica ,

    dall’ inizio

    Voi colla vostra ultima enciclica, avventaste; l’anatema al mondo civile, al suo moto, alla vita che spira in esso^ come se mondo e moto e vita non fossero cosa di Dio. Come il naufrago, che sente l’onda salirgli alla gola, si spoglia, a tentar disperatamente salute, d'ogni cosa più essenziale al vivere normale dell’uomo, voi vi spogliaste, travolto dai tempi irrequieti d'un agonia di peccatore, senza speranza, d'ogni spirito d'amore, d'ogni senso della santità di-questa terra chiamata dal disegno provvidenziale a perfezionarsi, d'ogni concetto di-progresso definito o accennato dal Cristianesimo, d'ogni tradizione che costituì per otto secoli il diritto di vita del Papato, d'ogni cosa che fa riverita ed efficace l'Autorità. La vostra voce suona attraverso quelle sconsigliate pagine, dolore e ira; ma è il dolore arido, spirante egoismo, di chi vede assalito, minacciato, condannato il proprio potere: è l'ira abbietta dell'uomo che vorrebbe vendicarsi degli assalitori col rogo e noi può. Perduto nell'intelletto dell'Umanità, incapace di reggervi un giorno solo se non ricinto di baionette, abbandonato dal mondo, che non trova più in voi sorgente di vita, voi non sapete nè trasformarvi nè rassegnarvi. Morite'— tristissima -fra le morti — maledicendo.

    Al termine dell’invettiva

    " Come Papa, v'accusano l'impotenza di seicento anni, la diserzione da ogni precetto di' Gesù, la fornicazione coi tristi principi della terra, l'idolatria delle forme sostituita allo spirito della religione, l'immoralità fatta sistema negli uomini che vi circondane, la negazione d'ogni progresso sancita da voi medesimo Come condizione della vostra vita:
    Come re, v'accusano il sangue di Roma e l'impossibilità di rimanervi un sol giorno, se non per forza brutale.
    Riconciliatevi con Dio. Coll'Umanità non potete."


    Ma il punto più interessante per lo studio del pensione di Mazzini è quello centrale , dove , dopo aver detto che egli stesso rifugge dall’ ateismo, esplicita il concetto di religione di , come lui crede nel progresso dell’ umanità


    IL CREDO RELIGIOSO DI GIUSEPPE MAZZINI

    Noi crediamo in Dio, Intelletto e Amore, Signore ed Educatore; Autore di quanto esiste, Pensiero vivente assoluto, del quale il nostro mondo è raggio, l’Universo una incarnazione;
    Crediamo quindi in una Legge Morale, Sovrana, espressione del di lui Intelletto, e del di lui Amore;
    Crediamo in una Legge di Dovere per tutti noi, chiamati a intenderla e amarla, ossia incarnarla possibilmente negli atti nostri;
    Crediamo unica manifestazione di Dio, visibile a noi, la Vita, e in essa cerchiamo gli indizi della Legge Divina;
    Crediamo che, come uno è, Dio, così è una la Vita, una la legge della Vita attraverso la sua duplice manifestazione, nell’individuo e nell’Umanità collettiva;
    Crediamo nella Coscienza, rivelazione della Vita nell’individuo e nella Tradizione, rivelazione della Vita nell’Umanità, come nei soli due mezzi che Dio ci ha dati per intendere il di lui Disegno; e che quando la voce della Coscienza e quella della Tradizione armonizzano in una affermazione, quell’affermazione racchiude il Vero o una parte del Vero;
    Crediamo che l’una e l’altra, religiosamente interrogate, ci rivelano che la legge della Vita è PROGRESSO: Progresso indefinito in tutte le manifestazioni dell’Essere, i cui germi inerenti alla Vita stessa si sviluppano successivamente attraverso tutte le sue fasi;
    Crediamo che una essendo la Vita, una la sua Legge, lo stesso Progresso che si compie nell’Umanità collettiva e ci è rivelato via via dalla tradizione, deve egualmente compirsi nell’individuo; e siccome il Progresso indefinito, intravveduto, concepito dalla coscienza e prenunziato dalla tradizione, non può verificarsi tutto nella breve esistenza terrestre dell’individuo, crediamo che si compirà altrove: e crediamo nella continuità della vita manifestata in ciascuno di noi, e della quale l’esistenza terrena non è che un periodo.
    Crediamo che come nell’Umanità collettiva ogni concetto di miglioramento, ogni presentimento d’un più vasto e puro ideale, ogni aspirazione potente al Bene, si traduce, talora dopo secoli, in realtà, così nell’individuo; ogni intuizione di Vero, ogni aspirazione, oggi inefficace, all’Ideale e al Bene, è promessa di futuro sviluppo, germe che deve svolgersi nella serie delle esistenze che Costituiscono la Vita: crediamo che come l’Umanità collettiva conquista, inoltrando, e successivamente l’intelletto del proprio passato, così l’individuo conquisterà, inoltrando sulla via del Progresso e in proporzione all’educazione morale raggiunta, la coscienza, la memoria delle passate esistenze;
    Crediamo non solamente nel Progresso, ma nella solidarietà degli uomini in esso: crediamo che come nell’Umanità collettiva le generazioni s’inanellano alle generazioni e la Vita dell’una promove, fortifica, aiuta quella dell’altra, così gli individui s’inanellano agli individui e la vita degli uni giova, qui e altrove, alla vita degli altri; crediamo gli affetti puri, virtuosi e costanti, promessa di comunione nell’avvenire e vincolo invisibile, ma fecondo d’azione, fra trapassati e viventi;
    Crediamo che il Progresso, Legge di Dio, deve infallibilmente compirsi per tutti; ma crediamo che, dovendo noi conquistarne coscienza e meritarlo coll’opera nostra, il tempo e lo spazio ci sono lasciati da Dio come sfera di libertà, nella quale noi possiamo, accelerandolo o indugiandolo, meritare o demeritare;
    Crediamo quindi nella Libertà umana, condizione dell’umana responsabilità;
    Crediamo nell’Eguaglianza umana; cioè, che a tutti son date da Dio le facoltà e le forze necessarie a un eguale Progresso: crediamo tutti chiamati ed eletti a compirlo in tempo diverso a seconda dell’opera di ciascuno;
    Crediamo che quanto fa contrasto al Progresso, alla Libertà, all’Eguaglianza. alla Solidarietà umana è Male: Quanto giova al loro sviluppo è Bene;
    Crediamo al Dovere per noi tutti e per ciascuno di noi, di combattere senza posa, col pensiero e coll’azione, il Male, e di promovere il Bene: crediamo che a vincere il Male e promovere il Bene in ciascuno di noi, è necessario vincere il Male e promovere il Bene negli altri e per gli altri: crediamo che nessuno può conquistarsi salute, se non lavorando a salvare i propri fratelli: crediamo che l’egoismo è il segno del Male, il sacrificio quello della Virtù;
    Crediamo l’esistenza attuale gradino alla futura, la Terra il luogo di prova dove, combattendo il Male e promovendo il Bene, dobbiamo meritare di salire: crediamo dovere di tutti e di ciascuno il lavorare a santificarla, verificando in essa quanto è possibile della Legge di Dio – e desumiamo da questa fede la nostra morale;
    Crediamo che l’istinto del Progresso, insito in noi fin dal cominciamento dell’Umanità e fatto oggi tendenza dell’intelletto, è la sola rivelazione di Dio sugli uomini, rivelazione continua per tutti: crediamo che, in virtù di questa rivelazione, l’Umanità inoltra d’Epoca in Epoca, di religione in religione, sulla via del miglioramento assegnatale: crediamo che qualunque s’arroga in oggi di concentrare in sè la rivelazione e piantarsi intermediario privilegiato fra Dio e gli uomini, bestemmia: crediamo santa l’Autorità quando, consecrata dal Genio e dalla Virtù, soli sacerdoti dell’avvenire e manifestata dalla più vasta potenza di sacrificio, predica il Bene e liberamente accettata, guida visibilmente ad esso; ma crediamo dovere il combattere e scacciar dal mondo come figlia della Menzogna e madre di Tirannide ogni autorità non rivestita di quei caratteri: crediamo che Dio è Dio, e l’Umanità è il suo Profeta.
    È questa, nei sommi suoi capi, la nostra fede: in essa abbracciamo rispettosi, come stadii di progresso compito, tutte le manifestazioni religiose passate, e come sintomi e presentimenti del progresso futuro, tutte le severe e virtuose manifestazioni attuali del Pensiero: in essa sentiamo Dio padre di tutti, l’Umanità collegata tutta in comunione d’origine, di legge e di fine, la Terra santificata di gradi in gradi dall’adempimento in essa del disegno divino, l’individuo benedetto d’immortalità, di libertà, di potenza, e artefice responsabile del proprio progresso: in essa viviamo, in essa morremo: in essa amiamo e operiamo, preghiamo e speriamo.

     
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