Alle radici del pensiero laico

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    17 febbraio 1600 il martirio di Giordano Bruno
    Inviato da Redazione1 il Mer, 02/23/2011 - 22:51

    Giordano Bruno laicità tolleranza

    Con qualche giorno di ritardo pubblichiamo in occasione dell' anniversario dell' uccisione di Giordano Bruno un bell' articolo apparso su "Cronache Laiche" . Vorremmo introdurlo con una citazione dal "della tolelranza di Voltaire"

    Siamo abbastanza religiosi per odiare e perseguitare,ma non abbastanza per amare a soccorrere



    E’ l’alba del 17 febbraio 1600. Un corteo lascia il carcere di Tor di Nona, a Roma: condotto in processione tra una folla vociante fino a Campo de’ Fiori, un saio penitenziale indosso, Giordano Bruno, 52 anni, filosofo, scrittore e frate domenicano, è accompagnato dalle litanie dei frati. E’ affidato al braccio secolare che esegue materialmente la fatwah del Sant’Uffizio: Ecclesia abhorret a sanguine… Gli è stata imposta la lingua “in giova”: una morsa che gli serra la bocca e gli impedisce di parlare (come proclama un avviso fatto affiggere dalle autorità ecclesiastiche: “Per le bruttissime parole che diceva”). Del resto, ciò che aveva da dire ai cardinali inquisitori, lo aveva detto al momento della sentenza un mese prima: “Forse voi pronunciate la sentenza contro di me con più paura di quanta io ne abbia nel riceverla”. Sale sulla pira del rogo con grande coraggio e dignità, affermano i testimoni. Denudato, legato ad un palo, rifiuta i conforti religiosi. Viene arso vivo. Muore distogliendo ostentatamente lo sguardo da un crocefisso che gli viene mostrato tra le fiamme.

    Giordano Bruno. Lo studioso che aveva mandato in frantumi la sfera immobile delle stelle fisse che lo stesso Copernico non aveva osato toccare. E con essa il sistema tolemaico, così perfetto per gli antichi, fino agli uomini del Medioevo: un Universo limitato, chiuso, comodamente riconducibile a Dio.

    Per il filosofo di Nola le stelle, non più immobili, sono dei soli in numero infinito, distribuiti in un Universo infinito: sembra il trionfo dell’incompiuto, dell’imperfetto, del caos.
    Tutto è movimento nell’universo di Bruno poiché tutto è animato, cioè – letteralmente – dotato di un’anima, o per meglio dire di un pezzo d’anima dell’universo che basta a se stesso e racchiude Dio stesso. Troppo per l’Inquisizione.

    Che da anni ne segue il percorso: in Francia, dove le sue tesi polemicamente antiaristoteliche lo mettono in conflitto con l’establishment accademico; in Germania, scomunicato dai luterani e critico verso l’intolleranza calvinista. Un pensatore scomodo, incredibilmente moderno: per noi internauti, si potrebbe azzardare, profeta di un universo reticolare, in cui ogni punto è al tempo stesso centro e periferia, nozioni puramente relative all’interno di una struttura aperta.

    “Esistono innumerevoli soli; innumerevoli terre ruotano attorno a questi similmente a come i sette pianeti ruotano attorno al nostro sole. Questi mondi sono abitati da esseri viventi”.
    Un filo rosso che lo collega ad Epicuro, al suo contemporaneo Metrodoro (“Considerare che la Terra sia il solo mondo abitato in uno spazio infinito è cosa tanto assurda quanto il ritenere che in un intero campo seminato a miglio germini un solo granello”) e a Tito Lucrezio Caro, anch’egli convinto della pluralità dei mondi. Prospettive cosmologiche ancora oggi affascinanti e scientificamente fondate. Teorie pericolose, meritevoli di “mordacchia” per il Sant’Uffizio e il cardinale Bellarmino.

    Un Avviso così recitava, dai muri di Roma, due giorni dopo il rogo: “Giovedì mattina in Campo di Fiore fu abbruggiato vivo quello scelerato frate domenichino di Nola, heretico ostinatissimo, ed avendo di suo capriccio formati diversi dogmi contro nostra fede, volse ostinatamente morire in quelli lo scelerato”.

    Nel 2000 il cardinale Angelo Sodano, anche a nome di Papa Giovanni Paolo II, scrive che la condanna di Giordano Bruno: “costituisce oggi per la Chiesa un motivo di profondo rammarico“. Sono trascorsi “appena” quattrocento anni dal 17 Febbraio del 1600.

    Claudio Tanari

    www.cronachelaiche.it/2011/02/campo...-febbraio-1600/
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    Troviamo sulla pagina FB degli amici di Sinistra d' Azione questa ricostruzione della storia del monumento a Giordano Bruno





    Il 9 giugno 1889, giorno di Pentecoste, fu inaugurato a Campo de’ Fiori, alla presenza di un’immensa folla festante, il monumento a Giordano Bruno.
    L’opera realizzata dallo scultore di Ettore Ferrari, che nel 1904 sarà eletto gran maestro della massoneria, riporta sulla sua base un’iscrizione del filosofo Giovanni Bovio, oratore ufficiale della cerimonia di inaugurazione, che così recita “A Bruno, il secolo da lui divinato qui dove il rogo arse“.
    Lunga e travagliata è stata la storia di questa “posa” che, nel periodo post unitario di fine secolo, si è trasformata in un vero e proprio braccio di ferro tra Chiesa e Stato Italiano.
    Nel 1885 fu costituito un comitato per la costruzione del monumento a Giordano Bruno e ad esso aderirono diversi intellettuali dell’epoca: da Victor Hugo a Michail Bakunin, da George Ibsen a Herbert Spencer e molti altri.
    Negli anni successivi gli studenti universitari romani, tra i maggiori animatori del comitato, diedero vita a numerose manifestazioni a sostegno del monumento, avversati dal Comune di Roma ai cui vertici, nonostante il “non expedit” di Pio IX, si erano affermati clerico-moderati che, tramite l’utilizzo di pastoie burocratiche, tentavano di opporsi al progetto.
    Crispi nel 1887, anno in cui divenne presidente del consiglio, suggerì al comitato promotore, che chiedeva il suo appoggio, di procedere alla fusione del bronzo senza preoccuparsi degli indugi del Comune. Il dibattito continuò a svolgersi in un clima arroventato dalle manifestazioni studentesche e popolari che a volte provocavano scontri tra “bruniani” e “anti-bruniani“, che si concludevano con arresti e feriti. Alla fine dello stesso anno il re, su proposta del consiglio dei ministri, firmò un decreto con il quale, Leopoldo Torlonia, sindaco di Roma veniva rimosso dalla carica.
    A seguito delle elezioni amministrative del giugno 1888 entrarono nella rappresentanza municipale esponenti anticlericali, tra cui Ettore Ferrari, lo scultore della statua.
    Di fronte a questa svolta Leone XIII minacciò di abbandonare Roma per rifugiarsi nella cattolica Austria, qualora il monumento fosse stato scoperto al pubblico. Quando il Segretario di Stato Vaticano riportò tale intenzione del pontefice al Primo Ministro Italiano Francesco Crispi questi letteralmente rispose: “Dica a sua santità che se dovesse andare via dall’Italia non potrà più ritornare”.
    A questo punto il Papa rinunciò alla sua minaccia e si limitò a trascorrere il 9 giugno a digiuno e in ginocchio in preghiera davanti alla statua di San Pietro.
    Il monumento, innalzato alla figura di giordano Bruno che preferì bruciare piuttosto che abiurare alle sue idee e che da 125 anni punta il suo sguardo severo in direzione del Vaticano, ha sempre rappresentato una preoccupazione molto forte per la Chiesa tanto che a distanza di anni, in occasione della stipula dei Patti Lateranensi, Pio XI propose a Mussolini di radere al suolo il monumento e di erigervi “una cappella di espiazione al cuore santissimo di Gesù”. Il Duce, memore di quanto era successo non molti anni prima e anche in considerazione del fatto che il filosofo di regime Giovanni Gentile era un grande estimatore del Nolano, gli garantì solo la proibizione delle manifestazioni celebrative.
    Al fine di compensare questo rifiuto alle autorità ecclesiastiche, Mussolini fece istituire in quella piazza, ai piedi della statua, il famoso mercato orto-frutticolo.
    Certamente nemmeno lui si sarebbe spinto così oltre da lasciare che la statua del grande pensatore venisse utilizzata ogni sera come pattumeria per abbandonarvi quantità di sporcizia e residui vari di alcolici, a perenne testimonianza che spesso dove non arriva lo scontro ideologico giunge inesorabile l’ignoranza diffusa.
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    Tullio C in memoria di Giordano Bruno
    Inserito da Redazione1 il Ven, 02/17/2012 - 22:52.

    L' amico Tullio C tramite facebook ci invio questo pensiero su Giordano Bruno.

    Lo mettiamo a commento dell' analoga celbrazione che facemmo lo scorso anno



    Un omaggio a Giordano Bruno arso vivo il 17 febbraio 1600.De l'infinito universo et mondi "da questo principio depende che non men dotti che religiosi teologi giamai han pregiudicato la liberta' de filosofi; e gli veri,civili e bene accostumati filosofi sempre hanno faurito le religioni;perche' gli uni e gli altri sanno che la fede si richiede per l'instituzione di rozzi popoli che denno esse governati e la demonstrazione per gli contemplativi che sanno governar se' e gli altri







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    Edera Rossa un particolare su Giordano Bruno
    Inserito da Redazione1 il Gio, 03/03/2011 - 23:42.

    una delle cose solitamente poco ricordate a proposito di Bruno è la diversa idea del corpo umano che aveva rispetto a gran parte del mondo cattolico.
    Per Bruno il corpo non doveva essere oggetto di costrizioni, ma occasione di felicità. Credo inoltre che Bruno rappresentasse , con il suo pensiero, una analogia con gli alchiimisti ( ed al par loro da condannarsi) per qianto riguarda una visione del cosmo e della materia con capacità di trasformazione all'interno dello stesso. La più moderna condanna dell'evoliuzionesmo si inserisce in questa tradizione di rifiuto di un mondo non creato come qualcosa di definito, ma come una Forza capace di crescere e trasformarsi. Vi era poi il problema del teatro della memoria ( l'occasione della sua denuncia da parte del patrizio veneziano cui Bruno si era rifiutato di insegnarla) ; nell'arte della memoria non vi era solo una capacità tecnica di otgnizzre spazi a cui fr corrispondere percorsi mnemonici, vi era anche in alcuni, si pensi al portogruarese Giulio Camillo Delminio, una ricerca all'imterno del sé che permetterebbe di ricostruire , almeno nell'idea di chi la pratica, l'atto costruttivo primigenio del pensiero che diventa creazione. Noin dimentichiamo che per Mazzini il pensiero dell'uomo deve essere accompagnato all'azione , così come questo avviene nella costante continuità della creazione. Che Mazzini fosse stato attento lettore degli eretici italiani , Bruno compreso, è cosa sufficentemente nota.EDERA ROSSA
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    Giordano Bruno, Bellarmino, e altri
    Inserito da Alberto_V il Lun, 02/28/2011 - 12:29.

    Al commento di ANTARES c'è da aggiungere che, secondo cronache dell'epoca, il giorno precedente l'attacco a Béziers (i cui cittadini, quasi tutti cattolici, si erano rifiutati di aprire le porte ai crociati perché ben comprendevano quale fosse la posta in gioco) il comandante dell'esercito crociato, preso da uno scrupolo di coscienza, si rivolse al legato papale Arnaud Amaury (che aveva la stessa funzione dei commissari del popolo nei reparti dell'Armata Rossa) facendogli presente che, conquistata la città, ne sarebbe seguìto un massacro generale, senza distinzione di fede religiosa. Il legato rispose: "Uccideteli tutti; Dio riconoscerà i suoi". Poco tempo dopo Arnaud Amaury fu elevato da papa Innocenzo III alla dignità di arcivescovo di Narbona.

    Ma questo non è un caso isolato per una chiesa che ha proclamato santo non solo il tutto sommato (quasi) inoffensivo Pio IX, ma anche il cardinal Roberto Bellarmino - sì proprio quello di Galilei e di Bruno -; che ha proclamato santo Pio V, il quale, tra le altre cose, quando era ancora fra Michele Ghislieri, ed era il capo del Santo Uffizio, ordinò il massacro di una pacifica comunità di contadini calabresi di religione valdese (v. A. PROSPERI: "Tribunali della coscienza"; Einaudi 1996; pp. 5-15); che ha proclamato santo Giovanni da Capestrano che tra le Marche e l'Umbria sterminò interi villaggi di montanari che ospitavano e nascondevano i "fraticelli", cioè i francescani spirituali. Questo per non parlare delle decine di migliaia di persone che in tutta Europa sono state uccise dalla Chiesa perché credevano in un Dio diverso da quello di Roma, o perché non credevano in alcun dio, o con ridicole e oscene accuse di stregoneria. Tutti misfatti per i quali nessuno ha mai chiesto perdono; perché Galilei, e magari anche un po' Bruno, fanno notizia; mentre non hanno fatto e non faranno mai notizia il povero fornaio Fanino Fanini (impiccato e poi bruciato come eretico a Ferrara il 22 agosto 1550), o la povera Finicella (?) bruciata viva come strega a Roma l'8 luglio 1428 (v. "Medioevo", ottobre 2008, p. 29); o Assuero Bisbiach, turista tedesco in Italia che, ammalatosi a Bologna e fattosi ricoverare in ospedale, essendogli stata richiesta professione di fede cattolica non volle dichiararsi cattolico e perciò fu bruciato il 5 novembre 1618 (v. PROSPERI, op. cit., p. 472); o Romualdo e Gertrude, frate agostiniano lui, bizzocca benedettina lei, entrambi poveri folli, che sostenevano di "aver commercio di spirito e corporale con Dio", tenuti in carcere venticinque anni, e poi bruciati vivi a Palermo il 6 aprile 1724 (v. P. COLLETTA: "Istoria del Reame di Napoli", Libro Primo, Capo Primo, § IX).

    Le parole non bastano. Ci vorrebbero atti concreti. Un atto concreto di pentimento da parte della Chiesa cattolica (ma anche di molte chiese protestanti, peraltro) potrebbe essere quello di farsi parte propulsiva e diligente di una analitica e dettagliata ricostruzione storica di tutti gli episodi di "omicidio legale" perpetrati dalla Chiesa stessa ai danni del "popolo di Dio" per questioni di eresia o di stregoneria. Ci dovrebbe essere ancora materiale per riempire molti volumi (o pagine web), anche se una parte notevole degli archivi dell'Inquisizione, trasportati in Francia dai soldati di Napoleone nel 1809 insieme alla persona di Pio VII, fu bruciata nel 1814, prima del rientro in Italia, con la ridicola scusa che erano troppo ingombranti per trasportarli!

    Ma questa, ovviamente, è solo un'inverosimile illusione di un vecchio anticlericale.
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    Antares:il libro nero della Chiesa
    Inserito da Redazione1 il Dom, 02/27/2011 - 21:42.

    Carissimi amici Repubblicani.
    Qualche giorno fa si è giustamente ricordato un grandissimo filosofo,scrittore,frate domenicano arso vivo a Campo de' Fiori a Roma,condanna emessa dalla Tremenda Inquisizione Romana. Il suo nome è Giordano Bruno.
    Le scuse a mezza voce della Chiesa Cattolica e dei suoi eminentissimi rappresentanti è arrivata con un ritardo trascurabile di 400 anni,altrettanti ne sono voluti per riconoscere,anche stavolta con uno sforzo sovrumano,gli errori compiuti dalla Chiesa Nostrana ai danni di uno scienziato famosissimo,Galileo Galilei.
    Nel 1854,il Papa Pio IX aveva proclamato di sua iniziativa il Dogma dell'Immaccolata Concezione,ovvero Maria,era nata senza il peccato originale,su ciò non ci doveva essere nulla da eccepire,non bisognava avanzare dubbi,la Chiesa,che certo non si basa su dimostrazioni scientifiche,leggi della fisica dimostrate e dimostrabili,formule matematiche,aveva deciso,nella persona del Monarca elettivo che da adesso in poi la Vergine Maria era nata senza peccato originale.
    Inutile discutere su un dogma,perchè in quanto tale non discutibile almeno per i fedeli, imposto dall'alto,non ci è dato a noi comuni credenti compiere dimostrazioni,vale il detto "Mistero della fede".
    Nel 1870 durante il Concilio Vaticano I il Papa,anche stavolta nella persona di Pio IX,aveva stabilito che da adesso in Poi il Papa,capo indiscusso della Chiesa universale,era infallibile in quanto successore di Pietro,Vicario di Cristo in terra,dunque le sue decisioni su dogmi essendo state prese "ex cathedra" in quanto dottore della Chiesa esercitante le sue funzioni dovevano valere per tutta la Chiesa apostolica.
    Eppure nel corso di duemila anni la Chiesa non ha dato in molte occasioni prova della sua infallibilità,ma si sa,la Chiesa è composta da uomini,soggetti alle debolezze e al peccato e anche,diremo noi,a una buona dose di calcolo politico e intrighi annessi.
    Evidentemente a Pio IX sfuggiva quanto accaduto fin li,dogmi e infallibilità Papali proclamati con tono solenne forse servivano a difendere una Istituzione non sempre misericordiosa.
    I catari,detti albigesi per via della loro città Albi,furono un gruppo religioso presente nella Francia meridionale dal XII al XIV secolo,di idee religiose quasi completamente diverse dal Cattolicesimo Romano,furono dapprima tollerati,poi contrastati con operazioni di catechesi,dibattiti e tentativi di riportare le "pecorelle" nell'Ovile di Santa Madre Chiesa,infine combattuti con una vera e propria crociata,passata alla storia con il nome di "Crociata Albigese" indetta da Innocenzo III per estirpare un movimento religioso forse in forte ascesa,ma non credo in grado di procurare uno sconquasso all'interno della Chiesa e dei suoi rappresentanti,in prporzioni tali da provocarne una rovinosa caduta.
    La crociata si concluse con l'estirpazione del movimento e una lista interminabili di morti: Beziers,cittadina francese cui all'interno i Catari non erano più di 500,fu rasa al suolo,i suoi abitanti massacrati,ci furono solo allora 20mila morti.
    In Italia la repressione non fu meno dura ma si ebbe più tardi all'incirca nel 1277.
    A Pio IX e ai suoi successori saranno forse sfuggiti i morti per la Santa Inquisizione dovuti a caccia alle streghe,in realtà donne allucinate o malate di mente,presunti eretici,sospetti e vittime illustri,non mi pare che in queste occasioni la Chiesa si sia dimostrata infallibile.
    Non mi pare nemmeno che la Chiesa sia stata misericordiosa con Giordano Bruno e con Galileo Galilei,il primo bruciato sul rogo come eretico,il secondo costretto ad abiurare in maniera umiliante le sue scoperte scientifiche perchè in aperto contrasto con le Sacre Scritture che volevano che fosse il Sole a girare intorno alla Terra (Teoria del geocentrismo) e non viceversa,cosa poi,quest'ultima rivelatasi esatta.
    Eppure uno scienziato con i mezzi allora disponibili aveva dimostrato l'errore di Tolomeo espressa nella famosa frase "Eppur si muove",ma la Chiesa temendo di essere sbugiardata da uno scienziato,e temendo ancor di più il turbamento dei fedeli aveva costretto per motivi che oggi noi definiremo di "politicaly correct" ad abiurare. Eppure una scoperta scientifica non avrebbe certo provocato il crollo di una istituzione millenaria.
    La Chiesa e la scienza avevano dimostrato una frattura insanabile, la scienza era tollerata finchè si allineava con le Sacre Scritture,che fino a due-trecento anni fa avevano valore scientifico,o meglio i preti ne conferivano ad esso valore scientifico e che oggi tutti i prelati fino l'ultimo sacerdote di campagna affermano essere un semplice racconto.
    Sempre in nome delle Sacre Scritture furono consumati eccidi nelle Americhe contro civiltà scientificamente evolute e all'avanguardia,perchè in nome di culti pagani compivano sacrifici umani,ma la Santa inquisizione,e la Chiesa in particolare si trinceravano con la scusa,oggi ridicola,della conversione di popoli che vivevano in capanne e in maniera primitiva,ma come detto evoluto dal punto di vista astronomico e matematico.
    Inutile tentare una discussione con una Istituzione che si basa su dogmi,verità rivelate (da chi?)e infallibilità Papali,la scienza che si basa su dimostrazioni,leggi,formule si è spesso scontrata con la religione oscurantista,egemone,o meglio con aspirazioni egemoni che è sempre stata impossibilitata a spiegare certi fenomeni colorandoli con segni del Cielo e della volontà Divina,uscendone spesso con le ossa rotte.
    Anche oggi nonostante siano passati duemila anni,qualche vescovo emerito si concede il lusso di fare affermazioni omofobe,opporsi a ricerche scientifiche di un certo tipo e facendo in modo di contrastare l'avanzare della scienza con la sua aurea millenaria dal passato tenebroso a tratti sanguinario se impossibilitati con la forza della voce.
    La storia, dimostra che la Chiesa istituto che deve avere come punti fissi,la misericordia,la carità,la fratellanza,l'amore per uomini e animali custodisce un passato orrendo cui Ella stessa non osa confessare e e fare giusta e meritata ammenda contro chi fu ucciso,perseguitato da una istituzione non solo religiosa e millenaria,ma anche e per molto tempo politica. ANTARES.

    Edited by lucrezio52 - 17/2/2020, 16:01
     
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    I DOVERI NELLA CULTURA LAICA
    Inviato da Redazione1 il Mer, 04/14/2010 - 22:21

    Bobbio doveri e diritti Maurizio Viroli Mazzini repubblicanesimo

    I DOVERI NELLA CULTURA LAICA , UNA RIFLESSIONE DI MAURIZIO VIROLI CON NORBERTO BOBBIO

    Un dialogo fra due illustri esponenti della cultura laica sul concetto di dovere , facciamo seguire una riflessione del nostro amico Maurizio Cavazza sulla presenza del concetto di dovere nella costituzione



    Un dialogo fra due studiosi diversi per età e formazione, uniti dalla passione civile e dalla preoccupazione per il futuro della nostra Repubblica. Norberto Bobbio e Maurizio Viroli discutono i grandi temi politici – l’amore per la patria, la libertà, la corruzione, i diritti e i doveri – e si pongono domande sulla fede religiosa, sul significato della vita e della storia e sulle ragioni e i limiti dell’etica laica.
    Prefazione / Introduzione
    Questo Dialogo intorno alla repubblica nasce dalle conversazioni che ho avuto con Norberto Bobbio dall’agosto al dicembre 2000. Anche se abbiamo entrambi rivisto il testo più volte, il nostro Dialogo non ha e non pretende di avere la coerenza e la compattezza di un libro vero e proprio. Del resto, le conversazioni sono nate l’una dall’altra senza seguire un progetto sistematico.
    Come il lettore potrà agevolmente constatare, né Bobbio né io abbiamo verità definitive da proporre. Il Dialogo mette piuttosto in evidenza dubbi, problemi non risolti e non poche divergenze d’opinione su temi importanti. Lo abbiamo intitolato Dialogo intorno alla repubblica anziché Dialogo sulla repubblica perché i nostri ragionamenti toccano temi politici quali il repubblicanesimo, la virtù civile, il patriottismo, i diritti e i doveri, ma anche l’esperienza religiosa e il significato della vicenda umana.
    Il nostro Dialogo esce nelle librerie alla vigilia del 2 giugno, ricorrenza della proclamazione della Repubblica, che quest’anno torna ad essere giorno festivo e ad essere celebrato con la dovuta solennità. Ci auguriamo che possa aiutare, soprattutto i giovani, a intendere meglio che cosa significa vivere come cittadini di una repubblica democratica

    Maurizio Viroli

    Estratto:
    V.) Capisco il tuo ragionamento. Ma se prendi sul serio i diritti, devi prendere sul serio i doveri: il dovere di difendere la libertà comune, il dovere di rispettare i diritti degli altri individui. Forse noi laici abbiamo parlato troppo poco dei doveri e troppo dei diritti.
    B.) Sì, hai ragione, troppo poco. Se avessi ancora qualche anno di vita, che non avrò, sarei tentato di scrivere L’età dei doveri. Recentemente, per iniziativa dell’UNESCO è stata scritta una Carta dei Doveri e delle Responsabilità degli Stati, da accompagnare alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Io sono stato interessato a questa iniziativa da un mio amico italiano, un ambasciatore, che mi ha mandato uno schema di questa Carta dei Doveri e delle Responsabilità degli Stati perché io la commentassi. Effettivamente io ho scritto un commento nel quale ho sottolineato che non esistono diritti senza doveri corrispondenti. Quindi se la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo non deve restare, come si è detto tante volte, un elenco di pii desideri, ci deve essere una corrispondente dichiarazione dei Doveri e delle Responsabilità di chi deve fare valere questi diritti.
    Però, l’esigenza di chi usciva da un periodo di oppressione era quella di affermare i diritti. Del resto, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nacque in un contesto simile, come si vede dal Preambolo, che contiene frasi forti contro il dispotismo, come: “considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità…”.
    V.) Se tu dovessi scrivere un decalogo dei Doveri del Cittadino, quale sarebbe il primo dovere?
    B.) Il dovere di rispettare gli altri. Il superamento dell’egoismo personale. Accettare l’altro. La tolleranza degli altri. Il dovere fondamentale è rendersi conto che vivi in mezzo ad altri.
    V. )E il primo dovere che vorresti insegnare ai governanti?
    B.) In questi giorni ho avuto occasione di parlare con Giuliano Amato, di cui stimo alcune qualità, ho insistito su quello che si dice, in modo un po’ vago, il senso dello Stato, ovvero il dovere di perseguire il bene comune e non il bene particolare o individuale.
    V.) .Lo vedi che la mia intuizione era giusta! Tu sei più repubblicano di me.Il monito ai governanti affinché perseguano il bene comune è il principio fondamentale del pensiero politico repubblicano. E’ scritto a grandi lettere nel dipinto di Lorenzetti, nella Sala dei Nove a Siena, che tutti considerano a ragione una grande sintesi della teoria dell’autogoverno repubblicano: “un ben comun per lor Signor si fanno”.
    B.) La distinzione fra buongoverno e malgoverno si basa sul principio del bene comune. Sono buoni Stati quelli in cui i governanti mirano al bene comune; sono cattivi Stati quelli in cui i governanti fanno prevalere il bene proprio, o particolare, sul bene comune. Il monarca è quello che regna su tutti, che cerca il bene di tutti; il tiranno è quello che pensa al proprio interesse o all’interesse dei suoi. Tutto questo però è un po’ vago. In che cosa consiste il bene comune? Ti sei mai domandato in cosa consiste il bene comune? E’ il bene della collettività? E’ il bene di ciascun cittadino?

    http://ernestoscontento.wordpress.com/2007...a-e-democrazia/
     
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    17 febbraio 1600 17 febbraio 2020

    aggiungiamo alle considerazioni di qualche anno sull' anniversario del martirio di Giordano Bruno un bella riovocazione dell' amico Claudio C. di quel 9 giugno 1889 in cui fu inaugurato il monumento in piazza dei Fiori

    Campo de' Fiori è molto più di una semplice piazza, è una delle c.d. <<basiliche laiche>> di Roma, con il Gianicolo, il Campidoglio e Porta Pia: è un luogo dalla fortissima valenza simbolica, teatro di una battaglia politica e giuridica durata ben 13 anni, dal 1876 al 1889 perché, dopo quasi tre secoli, il frate nolano fosse ricordato proprio laddove fu bruciato vivo dalla <<santa>> Inquisizione romana.

    Al di là perfino dei giudizi, notoriamente tutt'altro che unanimi, sulla reale dimensione intellettuale, spirituale e morale di fra' Giordano, quel luogo resta un possente inno alla libertà di pensiero, contro ogni barbarie clericale e fondamentalista (di qualunque vera o presunta matrice religiosa sia).

    Quella domenica convennero decine di migliaia di manifestanti da tutta Italia, ed anche dall'estero, per onorare una certa idea di civiltà, alla quale sono, pur immodestamente, tuttora fedele.

    p.s. Mi piace ricordare quel giorno fatidico, durante il quale una folla interminabile di laici, liberali, radicali, anticlericali, atei, agnostici, razionalisti, liberi pensatori, attraversando tutto il centro di Roma, dopo essersi radunata pressso la stazione Termini rese onore prima al nolano, e poi, marciando sul Campidoglio, anche a Giuseppe Garibaldi, nel settimo anniversario della sua morte. Garibaldi, pur molto vecchio e malato, sostenne fin dal principio l'impegno degli studenti romani per quella statua, ed avrebbe quindi certamente gradito la scelta di unificare i due eventi. Più volte i governi nazionali, succubi ora di Leone XIII (nel 1900), ora di Pio XII (nel 1950), tentarono di abbattere quella statua, e non solo metaforicamente, come dopo la Conciliazione del 1929 (che notoriamente sanciva il c.d. <<carattere sacro>> di Roma, appellandosi al quale più volte la curia vaticana ottenne l'annullamento di eventi da essa avversati, sebbene regolarmente organizzati): ma Giordano resistette pure alla nuova barbarie, quella nazifascista, contro la quale si immolò generosamente anche Giordano Bruno Ferrari, il figlio di Ettore Ferrari - lo scultore che realizzò quel monumento -, martirizzato alle Fosse Ardeatine insieme a 334 altri resistenti.
     
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