DOCUMENTI AMI

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    VERSO IL 70 ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELL' AMI
    Sab, 02/02/2013 - 15:21

    L' amico Giuseppe Cotta ci ricorda che ad Agosto celebreremo i 70 anni dell' AMI ”



    Buon Compleanno A.M.I.



    Come ho già anticipato quest’anno, ad agosto, L’Associazione Mazziniana Italiana compirà 70 anni.

    L`Associazione Mazziniana Italiana, nata nell’agosto del 1943, quindi prima dell’8 settembre, come organizzazione clandestina, ha avuto fra i promotori Nello Meoni , Ernesto Re, Achille Magni, Giuseppe Colombo, Giannetto Savorani, Antonio Bandini-Buti, Claudio Crescente e come scopo quello di creare "...un largo movimento, promosso con l`ardore di una missione, che renda familiari al maggior numero di Italiani di ogni ceto e di ogni tendenza i principi di virtù morale, di giustizia sociali e di libertà politica, che dovranno ispirare la nuova Giovine Italia, se essa intende veramente riscattarsi dalla vergogna e risorgere in un modo purificato dal dolore e fraternizzato dal lavoro, per non perire più".

    Dopo l’otto settembre, ovvero a seguito della firma dell’armistizio che segnò la fine delle ostilità tra il Regno d’Italia e le forze alleate (che qualcuno definì una resa incondizionata), l’AMI ha partecipato alla cospirazione politica e militare contro il nazifascismo, impegnando nell`azione le sue giovani energie contribuendo a riscattare l`Italia da vent`anni di dispotismo culminati in una guerra nefanda e crudele.

    Negli anni a seguire storici come Adolfo Omodeo, Luigi Salvatorelli, Carlo Sforza; (dei quali si comunica la loro adesione all’Associazione nel corso del primo Congresso Nazionale tenutosi a Genova, nel salone dell’Istituto Mazziniano, in via Lomellini nei giorni del 7-8-9 marzo 1946), Gaetano Salvemini (che ebbe tra i suoi allievi Carlo Rosselli e Ernesto Rossi), Giuseppe Tramarollo (laureatosi a Milano con la tesi “il primo quotidiano di Mazzini e Presidente dell’AMI dal 1961 al 1985, anno della morte), Arturo Colombo (ancora presente su Nuova Antologia, il Pensiero Mazziniano e il Corriere della Sera), Salvo Mastellone (morto di recente e riconosciuto tra i massimi studiosi del pensiero politico europeo della democrazia e di Giuseppe Mazzini, considerato il decano della disciplina di Storia delle dottrine politiche: alcune sue opere sono state tradotte anche in russo e in cinese), spinsero e spingono innanzi lo studio del pensiero e dell`azione di Mazzini nel suo tempo e la sua proiezione nell`avvenire.

    Anche se lo Statuto è stato più volte modificato, al fine di adeguarlo ai nostri tempi e l’ultima modifica si è avuta nel corso del Congresso straordinario di Rimini del 20 aprile 2008, come per la Costituzione della Repubblica Italiana, nei principi fondamentali non è stato variato, così come si può evincere dal primo articolo

    Articolo 1 – dello statuto della Associazione

    L`A.M.I. è un libero sodalizio di cultura, di educazione e di propaganda, indipendente dai partiti politici; si propone lo svolgimento e l`attuazione dei principi morali, politici, giuridici, sociali ed economici e di emancipazione femminile della tradizione repubblicana che in Italia ha avuto la sua più alta e forte espressione in Giuseppe Mazzini ed il compimento dell`unità federale europea nell`ambito dell` organizzazione internazionale, nella prospettiva di una alleanza universale dei

    Popoli.

    " L`A.M.I. non è un partito. Accoglie tutti gli italiani che intendono studiare e diffondere il pensiero di Giuseppe Mazzini, la più alta coscienza dell`era moderna. Nel presente momento storico(1946ndr) rappresenta un punto di riunione, un sollievo ed un incitamento per quanti temono lo smarrimento di un popolo tanto provato. Nell`avvenire l`A.M.I. sarà la più grande palestra dove, con la verità e con la libertà, tutti gli italiani potranno attendere alla loro rigenerazione morale compromessa dal malcostume imperante ..."

    Confermato anche in articoli successivi come il secondo:
    Articolo 2 – Accesso

    Tutti i cittadini possono accedere all’AMI senza pregiudiziali di sorta che non siano di dignità morale e politica: le domande devono essere sottoscritte da due soci presentatari.

    Il tutto rafforzato dall’attuale nono articolo:



    Articolo 9 – Attività

    1) – L’A.M.I. si asterrà da appoggiare nelle competizioni elettorali politiche o amministrative,

    singoli partiti o candidati.

    2) – L’A.M.I. promuoverà la costituzione di appositi gruppi di azione educativa, ai fini dell’art. 1.
    "L`A.M.I. vuole esercitare un `azione energica e profonda per il risveglio delle menti e delle coscienze e si prefigge: - La diffusione dei principi del Maestro - La soluzione del secolare problema istituzionale con l`avvento della Repubblica - Il raggiungimento dell`unità federale europea - La restaurazione dei valori morali - L`educazione e l`istruzione del popolo - La formazione di una carta fondamentale dei principi morali, politici, sociali ed economici del Socialismo Mazziniano: - Mazzini, prima di altri, s`indirizzò ai lavoratori ed additò ad essi la via dell`emancipazione per mezzo delle libere associazioni, dell`educazione e dell`osservanza della legge del dovere"

    Impegno moderno e dinamismo dell`A.M.I.
    "L`A.M.I non è (precisava nel 1962 un editoriale de Il Pensiero Mazziniano) una versione popolare e partigiana dell`Istituto per la Storia del Risorgimento, né un doppione dell`Istituto mazziniano di Genova o della Domus Mazziniana di Pisa; e soprattutto non è una fabbrica di commemorazioni ".
    "L`A.M.I. è un organismo di cultura, ma ancor più di divulgazione, di propaganda,. è, franca dalle preoccupazioni elettorali proprie dei partiti, un organismo di critica anticonformista e di stimolo progressista. Vogliamo, con questo, affermare che bandiremo ogni commemorazione di uomini ed eventi? No: siamo orgogliosi della tradizione repubblicana ed insorgeremo ogni qualvolta la vedremo ignorata o deformata,. siamo fedeli servitori dei principi fondamentali della democrazia che hanno in Giuseppe Mazzini il più ispirato interprete. Ma proprio per questo, in nome dello spirito che vivifica, non ci limitiamo alla bigotta e meccanica ripetizione letterale di formule e parole d`ordine nate nel tumulto delle battaglie di ieri e che minacciano di pietrificarsi se non vengono dinamicamente svolte nella realtà odierna. Commemoreremo, ma soltanto quando avremo continuato il solco tracciato dai nostri maggiori Uomini moderni - modernissimo fu Mazzini! - non vorremmo in altro tempo essere vissuti: oggi è qui la nostra missione: nelle idee, nei problemi, nei programmi, nel linguaggio di oggi...".



    Giuseppe Cotta

    Socio isolato AMI Nazionale



    Fonti: http://it.wikipedia.org

    www.associazionemazziniana.it

    Edited by lucrezio52 - 2/6/2019, 22:58
     
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    AMI DOCUMENTO APPROVATO DALL'ASSEMBLEA NAZIONALE PRECONGRESSUALE GENOVA 9 11 DICEMBRE
    Inviato da Redazione1 il Mer, 12/14/2011 - 22:08

    europa. laicità mazzinianesimo

    Genova, 11 dicembre 2011
    I Mazziniani italiani, riuniti a Genova in assemblea nazionale a conclusione delle manifestazioni per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia e per il centottantesimo della Giovine Italia,
    salutano la città natale di Giuseppe Mazzini, centro propulsore della democrazia risorgimentale e poi medaglia d’oro della Resistenza;
    sottolineano come, nel corso dell’anno celebrativo, i valori del mazzinianesimo, rappresentati nella triplice idea di Nazione, Europa ed Umanità, abbiano costituito il più valido ed attuale punto di riferimento;
    invocano un Terzo Risorgimento per portare a compimento gli obiettivi del Primo e del Secondo non ancora conseguiti, al fine di colmare il divario tra Nord e Sud; di ricondurre i rapporti tra Stato e Chiesa al principio di laicità; di riportare in Europa facendole recuperare i ritardi sul piano dei diritti civili e sul piano della capacità di generare e ridistribuire ricchezza da parte del sistema economico;
    si rallegrano per il crescente richiamo all’esperienza della Repubblica romana del 1849 ed alla sua Costituzione, i cui principi fondamentali hanno ispirato la carta costituzionale nata dal referendum istituzionale del 1946:
    invitano gli italiani a fare tesoro della riappropriata consapevolezza storica della coesione nazionale quale unica base per la partecipazione del nostro popolo alla comune vita europea e mondiale;
    sono pronti a sostenere gli sforzi del Paese per uscire dalla crisi economica e politica che attraversa, purchè si ponga mano ad interventi a carattere strutturale e contingente, a cominciare dalla riforma della legge elettorale e dall’equità dei sacrifici che si devono accompagnare ad investimenti sulla ricerca e l’ innovazione per la crescita;
    richiamano l’esigenza che la classe politica dia l’esempio nel disboscamento dei privilegi retributivi, fiscali e previdenziali il cui costo è oggi insopportabile per il Paese, ferma restando la necessità di garantire risorse pubbliche all’esercizio dell’attività politica che devono poter svolgere liberamente e democraticamente;
    chiedono a gran voce che l’Italia torni ad essere protagonista in Europa, affermando gli ideali mazziniani della federazione politica come unica strada per assicurare stabilità all’unione monetaria, anche favorendo un processo di integrazione più veloce ed approfondito soltanto per alcuni Stati membri;
    pongono con forza l’esigenza di ripensare al rapporto tra le generazioni e tra le categorie professionali, per un nuovo Patto nazionale in cui la solidarietà si esplichi innanzi tutto sul piano etico ed educativo, non solo nella scuola, ma anche nel mondo del lavoro;
    sostengono i processi di democratizzazione che si sono aperti nel mondo islamico – ma che si delineano anche nei Paesi ancora sottoposti a o da poco usciti dalle dittature comuniste – richiamando l’Italia alla funzione di promozione della fratellanza universale dei popoli che si rifà all’ideale mazziniano della Roma del Popolo;
    plaudono alla ristrutturazione della Domus Mazziniana di Pisa e ne auspicano l’immediato ripristino degli organi statutari in vista di un adeguamento anche sotto il profilo normativo;
    lanciano la campagna per la raccolta delle firme necessarie per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare affinchè l’Inno di Mameli sia inserito nell’art. 12 della Costituzione come inno nazionale, accanto alla bandiera tricolore;
    si impegnano a promuovere, d’intesa con le competenti autorità amministrative e religiose, la collocazione nella Basilica di Santa Croce in Firenze del ricordo di Giuseppe Mazzini, in segno di continuità con la valorizzazione foscoliana di quel tempio;
    individuano nelle scuole e nelle università il luogo imprescindibile per la trasmissione dei valori risorgimentali ed auspicano una legge per una cattedra di Storia del Risorgimento in ogni istituto ed ateneo, impegnandosi a promuovere la formazione degli insegnanti e a celebrare ogni anno, il 10 novembre, la Giornata mazziniana della Scuola;
    auspicano una ricomposizione del sistema politico, in cui le culture politiche siano punti di riferimento, i partiti politici siano organizzati per la selezione della classe politica, le istituzioni siano intese mazzinianamente come “passioni” da parte di tutti i cittadini;
    riaffermano la necessità del nesso morale e politica, tra libertà e giustizia, tra diritti e doveri perché l’Italia, l’Europa e l’Umanità siano “una Patria di tutti, una Patria per tutti”.

    L’Assemblea, nel far proprie le annesse conclusioni delle commissioni tematiche che hanno lavorato su: 1) Istituzioni e cittadini; 2) Laicità; 3) Economia e sviluppo; 4) Europa politica e globalizzazione della democrazia, le trasmette a tutte le sezioni, incaricando le commissioni stesse di approfondirle in vista del congresso del prossimo anno, al fine di promuovere sul piano dei contenuti l’attualità del pensiero ed azione di Giuseppe Mazzini.
     
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    L'ASSOCIAZIONE MAZZINIANA A DIFESA DELLA COSTITUZIONE
    Inviato da Redazione1 il Sab, 07/20/2013 - 14:28





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    Associazione Mazziniana Italiana



    COMUNICATO DELLA DIREZIONE NAZIONALE

    DELL’ASSOCIAZIONE MAZZINIANA ITALIANA

    I mazziniani italiani manifestano seri dubbi sul fatto che oggi il Paese abbia bisogno di un cambiamento costituzionale della forma di governo, anche alla luce delle attuali condizioni di un Parlamento eletto sulla base di una legge assai problematica sotto il profilo della rappresentatività democratica.

    L’Italia ha bisogno di riforme economiche e sociali coraggiose che liberino le risorse del Paese, supportate da alcuni aggiustamenti istituzionali di natura funzionale

    Una trasformazione radicale della Costituzione deve prevedere un ricorso più diretto alle origini del potere costituente che risiedono nella sovranità popolare.

    Pertanto, i mazziniani, riaffermando l’attualità e la validità della forma di governo parlamentare per la Repubblica italiana, chiedono:

    l’immediata riforma della legge elettorale in coerenza con i principi costituzionali ed il varo delle altre riforme istituzionali rapidamente realizzabili attraverso il canale ordinario dell’articolo 138;

    il blocco del progettato processo di riforma complessiva della Costituzione, da sostituire semmai con l’elezione di un’assemblea costituente su base proporzionale nei tempi e nei modi più opportuni;

    la prosecuzione dell’impegno presso l’Unione europea per i progressi dell’integrazione in campo economico, monetario, fiscale e bancario, nonché l’accelerazione della realizzazione della federazione degli Stati Uniti d’Europa;

    la riorganizzazione del sistema politico e quindi dell’offerta elettorale attraverso una rifondazione dal basso dei partiti fondata su culture politiche di riferimento, in armonia con le tradizioni politiche europee, così come sulla trasparenza dei meccanismi di finanziamento e di selezione delle candidature:

    l’attuazione della Costituzione vigente in materia di statuto pubblico dei partiti e dei sindacati; progressività fiscale; diritto allo studio ed accesso al lavoro; laicità dello Stato e scuola pubblica; imparzialità della pubblica amministrazione e garanzia della giustizia.

    Roma, 13. Luglio 2013


    L'AMI SULLA REVISIONE COSTITUZIONALE
    Inserito da Redazione1 il Mar, 11/26/2013 - 15:37.

    COMUNICATO DELLA DIREZIONE NAZIONALE DELL’ AMI



    La DN dell’ AMI, ribadisce , alla vigilia del voto definitivo sul procedimento in deroga di revisione costituzionale tutte le osservazioni e perplessità espresse nel documento dello scorso luglio e invita il Parlamento a :

    Dare priorità alla riforma della legge elettorale recuperando il necessario rapporto di fiducia e responsabilità che deve intercorrere fra eletti ed elettori nonché alla disciplina democratica della vita interna e del finanziamento dei partiti .

    Limitare la revisione costituzionale alla razionalizzazione del bicameralismo , ivi inclusa le riduzione del numero dei parlamentari e alla risistemazione del titolo V, rinviando la questione della forma di governo alla convocazione dei un’assemblea costituente .

    Prevedere comunque il referendum confermativo anche se non richiesto

    Rilanciare anche in vista del semestre italiano di presidenza dalla UE la prospettiva federalista rafforzando l’autorevolezza istituzionale dell’ Italia con la determinazione di fare ritornare l’Unione Europea allo spirito di Maastricht che oggi appare smarrito e contraddetto rispetto all’ispirazione di una comunità di destino



    I Mazziniani richiamano l’esigenza di dare in ogni caso piena attuazione alla Costituzione vigente soprattutto con riferimento ai principi della prima parte che sono ormai per tanti versi lettera morta

    Edited by lucrezio52 - 3/12/2017, 16:03
     
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    IL DIBATTITO NELL'AMI : Economia e sviluppo
    Inviato da Redazione1 il Dom, 01/08/2012 - 11:32

    economia globalizzazione mazzinianesimo

    Pubblichiamo il secondo documento dell' assemblea AMI di dicembre , sull' economia, che è molto più breve e costruito in chiave problematica . Mettiamo subito a commento il dibattito che sul tema della globalizzazione si è svolto sul gruppo di discussione di Facebook "Repubblica e Progresso" su iniziativa dell' amico Paolo Sassetti. Il dibattito si è svolto in maniera indipendente dal documento, ma ci sembra comunque molto pertinente.





    Genova, 10 dicembre 2011

    Gruppo di lavoro : ECONOMIA E SVILUPPO



    La commissione “economia e sviluppo” riunita oggi 10 dicembre 2011 in occasione dell’Assemblea nazionale A.M.I. in Genova, dopo ampio ed articolato dibattito,

    considerata l’attualità e la complessità dei temi trattati, ritiene opportuno formalizzare che la commissione si trasformi da temporanea ed occasionale in “permanente”.

    Tutto ciò per meglio sviluppare le tematiche emerse durante il dibattito, al fine di sistematizzarle all’interno dell’articolato delle tesi congressuali future.



    Qui di seguito illustriamo quanto si propone di approfondire:



    Rilettura ed estensione in chiave mazziniana dei valori positivi della “globalizzazione”, ovvero valutazione dell’impatto sociale ed economico del fenomeno.



    Adozione dell’ “impresa etica” e della sua sostenibilità quale strumento del lavoro e della dignità della persona, indipendentemente dal ruolo, dalla funzione esercitata e non ultima dal rispetto della nazionalità.



    La conoscenza e la consapevolezza come valori fondamentali per una maggiore estensione dei talenti e dei saperi che costituiscono il processo innovativo del progresso mazziniano.



    Costituzione di un sistema di “rete” che permetta la condivisione di tali principi.



    L’impresa etica e lo sviluppo sostenibile partecipano, in definitiva, come concreta attuazione e consolidamento dei principi costituzionali, riferimento univoco della vita nazionale politica, sociale e economica.



    il dibattito su "Repubblica e Progresso" in tema di Globalizzazione



    PAOLO SASSETTI

    Una provocazione ma non troppo. Non sarebbe giunto il momento di discutere senza tabù il dogma del libero scambio con Paesi che fanno dumping sociale?

    La Confindustra sostiene che le aziende che producono in nero sul territorio nazionale fanno concorrenza sleale alle aziende in regola.

    Invece, nel comune sentire, le aziende che delocalizzano non fanno concorrenza sleale.

    Perchè fa concorrenza sleale un'azienda italiana che paga il lavoro in nero 5 euro all'ora e non una cinese che lo paga 2,5 euro all'ora? Solo perché in Cina ci sono condizioni diverse? Certo che ci sono, ma guardiamo alla sostanza.

    J.M. Keynes non ecludeva politiche protezionistiche per evitare che la domanda pubblica attivata per sostenere il PIL si scaricasse sulle importazioni anzichè sulla offerta domestica.

    Il capitale è mobile, il lavoro no. Il capitale ha un vantaggio enorme sul lavoro. Il concetto è che aree economiche industrialmente (relativamente) omogenee (Europa, USA, Giappone, Canada Australia) dovrebbero porre dazi compensativi su merci industriali importate da Paesi che sfruttano il lavoro (in termini di salari ma anche protezione sociale, normative antiinfortunistiche, norme antiinquinamento, ecc.) in una maniera che sarebbe considerata illegale nei Paesi occidentali. Solo le norme antinquinamento imposte alle imprese occidentali fanno una differenza di costo importante. Accettare tout court merci prodotte inquinando nei paesi emergenti ha una implicazione economica e morale importante .....



    Temo - anzi sono sicuro - che questo problema ce lo porremo quando sarà troppo tardi, cioè quando la deindustralizzazione sarà ad un punto di non ritorno. E' vero che nei paesi emergenti il costo della vita è più basso e quindi anche i salari sono più bassi. Infatti, non è pensabile mettere dazi tali per cui i prodotti importati costino come quelli prodotti internamente, ma solo sistemi "dolci e moderati" di compensazione parziale e comunque, solo sui prodotti industriali e non su quelli agricoli. Più ci penso e più questa idea che tutto sia lecito nel capitalismo multinazionale mi pare la copertura ideologica per un capitalsimo che vuole fare gli affari suoi senza vincoli ...





    NOVEFEBBRAIO

    Ottimo argomento Paolo, provo ad aggiungere alcuni altri aspetti :1) Ford al di là della spiacevolezza dell' individuo, tra l' altro antisemita e filo tedesco) aveva intuito il nesso fra livello di vita dei proprii dipendenti e potenzialità di vendita dei propri prodotti. La globalizzazione ha portato il singolo imprenditore a fregarsene: se dove produco si muore di fame vendo da un'altra parte, il fatto è che se tutti la pensano così alla fine non vende nessuno , è quello che sta succedewndo nell occidente dove negli ultimi decenni le condizioni di vita ( e quindi la capacità di acuisto) della gran parte della popolazione (al contrario degli happy fews) è peggiorata. 2) la globalizzazione ha comportato che i governi nei confronti delle multinazionali hanno a disposizione praticamente solo carote e quasi nessun bastone, le multinazionali abbondanza di bastoni e carote. Ora qualsiasi industria potrebbe dire " licenzio tutti i miei dipendenti se non smantellate la legislazione contro gli infortuni sul lavoro e a protezione dell' ambiente" e produco da un' altra parte " e nessun governo può rispondere “non ti faccio più vendere” , anzi non può neppure rispondere (in teoria) non parteciperai più alle mie commesse pubbliche. Su altri forum ti è stato risposto , ma che ci può fare oramai ?. Bene intanto incominciamo a dirle queste cose forse dei margini esistono ancora





    EDERA ROSSA

    quando , parecchi anni or sono, Bertinotti se ne uscì in televisione a dire che non si dovevano importare prodotti che comportavano lo sfruttamento infantile , fu tacitato in nome del libero mercato e del fatto che l'alternativa per quei bambini era di lavorare in condizioni ancora peggiore ( tipo la ricerca di qualcosa di utile tra montagne di immondizie) e probabilmente vi era del vero sia nella affermazione di Bertinotti che nelle risposte che gli furono date.

    Oggi sembrano essere gli stessi industriali italiani a porsi il problema delle condizioni di lavoro nei paesi da cui importiamo ( probabilmente un modo per affrontare un tema senza affrontare il problema fino in fondo come invece fa il post di Sassetti)

    Mi chiedo però quali potrebbero essere delle risposte possibili senza far saltare il sistema del libero mercato internazionale e mettere in crisi le nostre esportazioni. Non capisco inoltre come sia possibile distinguere i manufatti delle aziende italiane che hanno dislocato dagli altri prodotti di quegli stessi paesi (anche a voler , ma la vedo difficile i, tassare in modo particolare i prodotti delle aziende che hanno dislocato, non rischieremmo di vederli ricomparire sotto altra marca? ) . E come rispondere al rischio, fatto presente da Novefebbraio , di veder fare sempre più ricatti allo stato italiano in nome della concorrenza internazionale , ricatti che comportano il calo delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori dipendenti italiani?

    Mah, problemi sempre più difficili. Ma non è che la vecchia idea mazziniana di "capitale e lavoro nelle stesse mani" non rappresenterebbe una grossa novità anche rispetto al modo di affrontare questi problemi?



    Tutto sommato sarebbero i lavoratori stessi a determinare quanto vi è di indispensabile nella modifica delle loro condizioni e quanto invece possono rifiutar di modificare; anche perchè le condizioni di benessere di un paese non sono date solo dal Pil , ma anche dalle condizioni effettive di vita dei cittadini, dei cittadini in fabbrica compresi.

    Edited by lucrezio52 - 31/10/2017, 16:18
     
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    L' ASSOCIAZIONE MAZZINIANA PER IL 2 GIUGNO di solidarieta' per chi combatte per la democrazia
    Inviato da Redazione1 il Lun, 06/02/2014 - 14:27


    "Manifesto dell' AMI in occasione del 2 giugno"associazionemazziniana

    I mazziniani italiani festeggiano il 68° anniversario del referendum da cui è nata la Repubblica Italiana riaffermando i valori del Primo e Secondo Risorgimento che ne sono alla base. La Repubblica è la sola forma di governo in cui, nella prospettiva mazziniana, la politica possa e debba conformarsi alla morale.
    Ed è proprio ancora la questione morale che campeggia nella storia dell’Italia contemporanea. Rivendicare la morale in politica non significa soltanto lottare contro l’affarismo e la corruzione, ma anche contro le corporazioni che impediscono ai giovani di accedere al lavoro, i finti capitalisti che non hanno investito nell’innovazione, i mafiosi che inquinano la vita civile, gli evasori fiscali che sottraggono risorse ai servizi pubblici, gli intellettuali ipocriti che hanno contribuito alla disgregazione del sistema formativo.
    La morale mazziniana è innanzitutto educazione civica da cui il singolo cittadino trae la forza per esercitare la sua quota parte di sovranità popolare, non solo nel votare, ma anche nell’impegnarsi nella sfera pubblica in prima persona.
    Come mazziniani, traiamo dalla Festa della Repubblica le ragioni per ribadire la fedeltà alla Costituzione italiana come piattaforma per il semplice passaggio dalla semplice integrazione alla piena federazione europea.
    Sia il prossimo semestre di presidenza italiana dell’Unione europea l’occasione per rilanciare la scelta europeista riprendendo sia il processo di allargamento che la meta dell’Unione politica.
    In una fase interna e internazionale così delicata come l’attuale, i mazziniani fanno appello alla maturità del popolo italiano perché sia all’altezza della sfida del cambiamento rivolgendolo all’incremento degli spazi di democrazia, di educazione e di laicità.
    In tale ottica , i mazziniani italiani dedicano il 2 giugno 2014 a chi ancora combatte per la libertà in Europa, dalle piazze ucraine a quelle russe e turche.
    Genova, 2 giugno 2014
     
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    L' ASSOCIAZIONE MAZZINIANA CONTRO LA LEGGE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO
    Inviato da Redazione1 il Mar, 07/12/2011 - 22:43

    Genova, 12 luglio 2011 – ‘’La sensibilita’ dei mazziniani ai temi etici, ed in generale al rispetto dei diritti e delle liberta’ individuali, impone un parola di critica e di preoccupazione per come la maggioranza parlamentare ha disegnato la nuova normativa in materia di ‘fine vita’, che sara’ approvata dalla Camera per poi passare all’esame del Senato, preannunciando che l’Associazione Mazziniana Italiana, con spirito laico e progressista, appoggera’ un eventuale referendum abrogativo gia’ annunciato da alcune forze politiche presenti nelle Camere’’, si legge in una nota della Direzione Nazionale dell’Associazione Mazziniana Italiana.



    ‘’Sulla base di un accordo politico che mira ad obiettivi piu’ vasti – prosegue la nota dei mazziniani – si sta producendo una norma che lascia allo Stato il potere di decidere come un cittadino debba essere obbligatoriamente curato nel momento in cui dovessero perdere coscienza in modo irreversibile, impedendogli di lasciare disposizioni vincolanti circa le terapie cui desidera di non essere mai sottoposto in ogni caso.’’



    ‘’In nome di un principio proveniente da una cultura confessionale – si aggiunge nella nota della Direzione Nazionale dell’Associazione Mazziniana Italiana – il Parlamento ha deciso di imporre l'accanimento terapeutico sul corpo del malato, anche contro la sua volonta’, senza dare alcun valore ad un preteso e malinteso ‘testamento biologico’, in quanto esso non sara’ comunque vincolante per il medico, e si potra’ applicare solo ai cadaveri, perche’ questa e’ la definizione corrispondente alla ‘accertata assenza di attivita’ cerebrale integrativa cortico-sottocorticale’ introdotta nel testo legislativo’’.

    L’Associazione Mazziniana Italiana conclude: ‘’i mazziniani sono favorevoli ad una legge che lasci al singolo la liberta’ di scegliere ed indicare le terapie cui vuole, o non vuole, essere sottoposto e si mobilitera’ per abrogare qualunque norma disponga il contrario, oppure depotenzi o tolga efficacia a ‘testamenti biologici’ aventi solo un’efficacia pro forma.’’
     
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    Eletti , Documento finale e video del congresso AMI
    Inserito da Redazione1 il Mar, 11/20/2012 - 21:40.

    Il congresso dell' AMI si è aperto venerdì 16 a Forlì, qui il lancio sull'inaugurazione
    26º CONGRESSO
    I mazziniani hanno scelto la città di Saffi
    L’ASSISE DELL’AMI Oggi il saluto di Roberto Balzani poi la relazione di Mario Di Napoli

    FORLÌ. I mazziniani italiani iniziano oggi il loro congresso nazionale a Forlì, una delle capitali del 150º dell’unità italiana. Sono 150 fra delegati ed ospiti in rappresentanza di 3mila iscritti. Fino a domenica animeranno il salone comunale, poi l’ex-consiglio provinciale. Poco dopo le 15 oggi un piccolo corteo da piazzale Morgagni a piazza Saffi si concluderà con una corona al monumento del triumviro.
    La città di Saffi. La scelta di effettuare il 26º congresso nazionale dell’Ami a Forlì è facile da spiegarsi: questa è la città di Saffi, alla fine dell’Ottocento aveva un radicato gruppo di mazziniani che erano il primo gruppo politico che poi andò trasformandosi prima nel partito d’azione risorgimentale e poi nel partito repubblicano. Inoltre la città ha avuto sindaci repubblicani come Giuseppe Bellini e Giuseppe Gaudenzi all’inizio del secolo scorso e poi nel secondo dopoguerra Franco Simoncini, Mario Colletto, Icilio Missiroli e nel 2009, a sorpresa dopo le primarie nel Pd, Roberto Balzani alla guida di un Centro-Sinistra locale.
    Programma dei lavori. Oggi dopo la prolusione di Balzani, sarà Mario Di Napoli, docente all’università di Roma Tre e presidente nazionale Ami a tenere la relazione nel salone comunale. Dopo di lui Pietro Caruso, direttore del Pensiero Mazziniano, Claudio Desideri, condirettore dell’Azione Mazziniana, Lamberto Magnani, tesoriere, Maria Pia Roggero, segretaria nazionale e Nicola Poggiolini, segretario organizzativo nazionale. Domani i lavori si trasferiscono nell’ex-consiglio provinciale. Oggi una delegazione dei congressisti deporrà una corona di fiori al monumento di Aurelio Saffi nella piazza omonima. A Forlì l’Ami conta su un nucleo di 150 soci.
    Gli scopi dell’Ami. «L'Associazione Mazziniana Italiana è una libera associazione - ricorda il professor Mario Di Napoli presidente uscente nazionale del sodalizio - propugna i principi di emancipazione morale, politica e sociale sostenuti attraverso le idee di Giuseppe Mazzini e della tradizione politica del pensiero repubblicano. Fondata nel 1943 da sette antifascisti, l’Ami ha mantenuto sempre una netta posizione contro il fascismo ed ogni forma di totalitarismo. Non è un partito, nè un sindacato ma una libera associazione di cultura e politica progressista». Il moderno mazzinianesimo ha fatto breccia nel mondo repubblicano, ma anche in quello laico, liberale, socialista. democratico e del federalismo europeo.

    http://www.corriereromagna.it/forli/2012-1...a-citt-di-saffi

    Si chiuso domenica 18 con il rinnovo degli organi associativi, mentre rinnoviamo gli auguri di buon lavoro a tutti gli amici neoeletti , rimanfddiamo al link del sito ufficiale per l'elenco

    www.webandcad.it/ami/doc.php?id=929

    al termine è stato approvato

    MANIFESTO PER IL TERZO RISORGIMENTO



    Il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia ha mostrato, forse inaspettatamente, il senso profondo di appartenenza alla comunità nazionale che gli italiani nutrono e che si risveglia soprattutto nei momenti difficili come quello che stiamo vivendo.



    I valori di libertà e di giustizia, rivendicati dai patrioti risorgimentali e rinnovati dai partigiani del Secondo Risorgimento, costituiscono il patrimonio a cui attingere per costruire il futuro dell’Italia in Europa: il Terzo Risorgimento di un popolo che riscopra le ragioni dello stare insieme.



    Il declino che stiamo subendo è il prodotto degli egoismi corporativistici, delle velleità separatistiche e della perdita di memoria storica che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Ciononostante, le energie vitali del Paese, dall’associazionismo alla scuola e alla cultura, dal volontariato all’impresa che punta sull’innovazione e sul capitale umano, costituiscono una base di partenza che può e deve assumersi la responsabilità di rinnovare la politica, ispirandosi all’interesse generale.

    La via di uscita dalla triplice crisi (nazionale, europea, globale) in cui versa l'Italia è innanzitutto la presa di coscienza collettiva della necessità di rifondare le basi della società il cui governo i cittadini hanno via via delegato prima alle ideologie di partito, poi ai ristretti campicelli delle categorie, infine ai falsi miti del populismo.



    Negli ultimi decenni, l'Italia ha accumulato un enorme ritardo rispetto all'Europa in campo politico, economico e civile, soprattutto a causa di uno scollamento del sistema dei partiti che si sono rivelati incapaci di autoriformarsi dopo aver goduto delle rendite di posizione derivanti dalla guerra fredda.

    Il punto in cui è giunta la sfiducia e la disaffezione nei confronti della politica ne impone una rifondazione dal basso configurando in termini nuovi il rapporto tra cittadini ed istituzioni. Ai primi si chiede di partecipare attivamente alla vita pubblica non solo il giorno delle elezioni perché le seconde siano più aperte, trasparenti.



    Molto tempo è stato perduto inseguendo riforme costituzionali calate dall'alto e fortunatamente smentite dal voto popolare. La Costituzione repubblicana mantiene invece intatta la sua piattaforma di valori e dovrebbe essere invece attuata pienamente per ricostruire la coesione della comunità nazionale.

    Innanzitutto, occorre ripartire dal nesso costituzionale tra diritti inalienabili e doveri inderogabili che deve caratterizzare la cittadinanza. In tale ottica, è prioritario riaffermare la centralità del lavoro come diritto-dovere, spezzando le logiche meramente assistenziali ed occupazionali e valorizzando il merito, il talento, lo spirito di intrapresa nel rispetto della dignità personale e delle pari opportunità.



    Il lavoro deve costituire la realizzazione delle capacità dei singoli di sviluppare la propria personalità e di contribuire alla società, sulla base di una formazione permanente e di una vocazione al progresso comune. Ripartire dal lavoro significa riscattare gli individui dall'isolamento, dall'alienazione, dallo sfruttamento e rilanciare il circuito virtuoso tra individuo e società, che è alla base della partecipazione democratica. L’insegnamento mazziniano della vita come missione è la pietra angolare di una riforma che deve essere morale prima che politica.



    L'Italia è nata per l'impegno di uomini e donne del Risorgimento che hanno creduto nel futuro di una nazione più libera e giusta perché unita e partecipe della vita europea. La Resistenza antifascista, in quanto Secondo Risorgimento, ha portato avanti quegli ideali nell'instaurazione della Repubblica democratica che ha per la prima volta nella nostra storia avviato processi di ascesa sociale e di redistribuzione della ricchezza.



    Nel XXI secolo, nuove responsabilità incombono all'Italia nella prospettiva europea ed internazionale per contribuire all'espansione della democrazia a cominciare dalla regione mediterranea. A fronte della crisi odierna, da un'Italia che si riprenda e si ricostruisca può e deve venire la parola decisiva per l'unione politica federale europea che sola potrebbe riavvicinare le economie nazionali e favorire la crescita civile.



    L’obiettivo oggi prioritario della riduzione del debito e del contenimento della spesa deve essere perseguito secondo criteri di equità ispirati alla progressività fiscale, delineando un percorso di sacrifici condivisi di cui siano credibili gli esiti ed evidenziate le finalità. Ne è un prerequisito il disboscamento delle rendite di posizione delle caste di ogni genere, a cui si deve accompagnare una ricollocazione delle risorse produttive in termini di efficienza e di competitività che faccia largo ai giovani capaci e meritevoli non costringendoli ad emigrare o a fare i bamboccioni.



    Le imminenti elezioni devono selezionare una nuova classe politica grazie all’apertura dei partiti politici alla società civile, superando le logiche degli apparati e recuperando il collegamento tra eletti ed elettori che ogni rappresentanza parlamentare deve avere per essere legittimata dall’esercizio della sovranità popolare.

    La Repubblica democratica si ricostruisce sulla laicità dello Stato, sulla scuola pubblica, sulla giustizia tempestiva, sulla moralità della politica, sul servizio disinteressato dei pubblici funzionari, sulla partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa, sulla valorizzazione del merito in ogni campo.

    “Educarci, lavorare, sperare”: con questo triplice appello i mazziniani si rivolgono agli italiani che, avendo a cuore il futuro, sono pronti ad impegnarsi in prima persona, come cittadini partecipi della dimensione della polis, perché non c’è libertà se non c’è assunzione di responsabilità prima verso di sé e poi verso gli altri.









    segnailiamo anche i primi tre video sulle manifestazioni di apertura del congresso , per i quali ringraziamo l' amica Sara Samorì

     
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    Un bellissimo intervento del presidente Mario Di Napoli

    XI COLLOQUIO MAZZINIANO*
    Democrazia vs. Disintermediazione = Disuguaglianza
    La crisi della politica nella società contemporanea
    (Mario di Napoli, Presidente Naz.le AMI)

    1. Giuseppe Mazzini definisce la democrazia “il governo di tutti, ad opera di tutti, per il miglioramento di tutti”. La triplice definizione riassume alcuni principi fondamentali che acquistano significato dalla loro compresenza: a) la sovranità popolare (si ricorda che nella Costituzione della Repubblica romana essa “è” nel popolo e non solo vi “appartiene”); b) la partecipazione attiva alla vita pubblica; 3) la finalità progressiva insita all’ordinamento democratico. Questi principi sono altresì potenziati dal riferimento a tutti i cittadini cui spettano quindi pari diritti e pari doveri (non i “molti” o i “pochi”!). Per essere tale, una comunità politica democratica deve perciò contare sull’adesione di tutti i suoi componenti.
    2. La democrazia, nell’ottica mazziniana, è un sistema di valori e non solo un ordinamento costituzionale. Solo la Repubblica è la forma di stato che ne consente lo sviluppo. La parte più importante di una carta costituzionale è pertanto quella che indica i fini, non disgiunti dai mezzi, da perseguire. Ne è un classico esempio l’articolo 3, comma 2 che peraltro riprende anch’esso la Costituzione della Repubblica romana. Per Mazzini, libertà e progresso simul stabunt aut simul cadent. In una società conservatrice, la libertà si isterilisce.
    3. La politica democratica non può quindi risolversi nella mera gestione del potere, né può limitarsi a garantire le condizioni per il libero svolgimento dei diritti individuali e delle forze sociali. Una democrazia compiuta deve allora porsi un duplice obiettivo: a) assicurare i canali di espressione della volontà popolare e quindi la legittimazione delle istituzioni; b) promuovere la crescita morale e materiale dei cittadini attraverso l’educazione e la giustizia sociale. Negli ultimi trent’anni, si è molto lavorato sul primo obiettivo (senza mai raggiungerlo, in ogni caso), mentre si è sostanzialmente tralasciato il secondo, senza coglierne il nesso profondo che li lega.
    4. La priorità della democrazia è allora un investimento sul futuro. Una società in cui la qualità della vita regredisce dal punto di vista morale e materiale è pronta per l’esaurimento della democrazia. La frattura generazionale che vive l’Italia ne è un esempio clamoroso. La mobilità sociale è un fattore di cui la democrazia non può fare a meno. Lo Stato democratico deve promuovere la redistribuzione della ricchezza, incentivare la formazione e l’innovazione, far avanzare la frontiera dei diritti civili, ridurre programmaticamente la piramide della disuguaglianza, sensibilizzare alla consapevolezza del destino comune.
    5. La politica è in crisi nella società contemporanea perché ha abdicato alla sua funzione di cambiamento della realtà appiattendosi sulla dislocazione presente e rimettendosi alla fiducia nella bontà della globalizzazione, ma sostanzialmente rinunciando a governarla. Il crollo delle ideologie novecentesche ha fatto tabula rasa di ogni sistema valoriale, liquidando l’idea di progresso, d’altra parte già messa in discussione dalla stagione sessantottina. Un convergente attacco insomma, dalla sinistra sociologica e dalla destra liberista, ha seccato il terreno di crescita della democrazia.
    6. Naturalmente, la democrazia viene sempre invocata a parole, ma sotto nuove forme che anzi dovrebbero rafforzarla, come ad esempio la democrazia diretta, che sembrerebbe favorita dai nuovi mezzi di comunicazione telematica. Strumento-chiave della nuove forme democratiche è appunto la “disintermediazione”, che libererebbe i cittadini dai lacci e lacciuoli della politica. Facilitati indubbiamente dalle cattive prove date dai c.d. corpi intermedi tradizionali, i teorici della disintermediazione si avvalgono dei social network per destrutturare gli apparati istituzionali e conferire al cittadino una sorta di diritto di vita o di morte per dirimere ogni questione con un clic. Un passo avanti o un passo indietro per la democrazia?
    7. La cronaca degli ultimi anni indica purtroppo come si stiano producendo, su tale scia, fenomeni particolarmente degenerativi e distorsivi della democrazia: a) la personalizzazione della leadership fino all’affermazione della logica del “non disturbare il manovratore”; b) la semplificazione dei problemi e la loro riduzione all’applicazione di rozze versioni dell’analisi costi-benefici; c) la penalizzazione dello studio e della competenza; d) la critica del professionismo della politica fino all’opposto criterio dell’uomo qualunque come portatore della verità; e) la prevalenza della teoria del complotto come spiegazione passe-partout.
    8. Quel che però è tanto più grave, quanto meno viene invece sottolineato, è che la logica della disintermediazione conduce inevitabilmente all’accentuazione della disuguaglianza soprattutto in termini relativi, favorendo cioè il processo in corso di concentrazione della ricchezza. L’indebolimento di partiti e sindacati, la svalutazione della dignità del lavoro, l’abbandono dell’obiettivo della piena occupazione (rimpiazzata da bonus, sussidi e misure c.d. universali), la mortificazione del sistema formativo che ha perso la sua funzione di “ascensore” sociale, l’appiattimento dei bisogni collettivi sul piano dei consumi privati, conducono alla proletarizzazione dei ceti medi, invertendo il processo di ascesa di classe intervenuto negli anni 70-80.
    9. Lo stato keynesiano è stato messo in discussione dall’apologia dottrinaria del mercato, ma in realtà la concentrazione in atto, a sua volta, sta neutralizzando gli effetti benefici che pure il mercato avrebbe per sua natura, consegnandoci una realtà fortemente polarizzata ma – e qui sta l’altra grande novità rispetto al passato – pacificata perché ormai priva di alternativa. Il quadro delineato ha evidentemente un respiro mondiale, tanto che ne soffrono anche le organizzazioni internazionali e sovranazionali (basti guardare all’ONU da un lato ed all’UE dall’altro), ma si presenta in modo più dirompente in un paese come l’Italia che è privo dei necessari anticorpi. In particolare, la classe dirigente italiana si è posta, come al tempo del fascismo, alla testa delle tendenze populiste, cogliendo come la criminalizzazione del sistema politico avrebbe costituito il salvacondotto per un sistema economico-finanziario assolutamente refrattario al rischio imprenditoriale, raramente capace di competere sul mercato globale e spesso pronto a monetizzare le proprie rendite di posizione favorendo l’ingresso degli speculatori invece che degli investitori.
    10. La sfida per il XXI secolo sta nella riscoperta della politica come “arte del possibile” nel senso della proiezione nel futuro e non dell’accettazione della condizione data, e cioè come un fattore “anti-ciclico”. Occorre ripensare alla categoria del conflitto come fase necessaria per lo sviluppo. Riprendiamo il vecchio slogan “restituire lo scettro al principe” inteso come popolo sovrano, ma facendo in modo che lo scettro non sia solo un ornamento. Insomma, una politica che rispecchi la società non serve a niente; per essere utile deve costituirne un’avanguardia.


    Roma, 03 febbraio 2018

    *Intervento del Pres. Naz.le A.M.I. Mario di Napoli



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    2 GIUGNO 2019


    I mazziniani italiani, nel festeggiare il 2 giugno del 2019, si stringono attorno al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, garante della Costituzione e della democrazia.

    Quest'anno le celebrazioni della Festa della Repubblica assumono maggior valore poiché cadono nel 170esimo anniversario della Repubblica Romana: il 3 luglio del 1849 dal Campidoglio si levò un patto tra cittadini ed istituzioni che, dopo le elezioni di domenica 26 maggio, merita di essere rinnovato nel più ampio quadro della democrazia europea.

    Pertanto i mazziniani invitano le istituzioni europee a tenere conto delle parole di Giuseppe Mazzini: “Sono nella vita dei popoli, come in quella degli individui, momenti solenni, supremi, nei quali si decidono le sorti di un lungo avvenire”.

    L’Europa deve aspirare a costituirsi come soggetto politico federale, pena la perdita della sua identità e della sua cultura, ripartendo dall'elaborazione di una Costituzione e tenendo conto delle istanze ambientaliste uscite dalle urne, capaci di mobilitare e interessare alle sorti dell'Unione i giovani cittadini europei.

    Auspicano inoltre un allentamento dei vincoli di Maastricht soprattutto per quanto concerne il settore degli investimenti produttivi, vero volano di una ripresa dei consumi a livello continentale.

    In nome della libertà d'insegnamento, sancita dalla Costituzione, esprimono solidarietà alla Professoressa Rosa Maria dell'Aria che, rientrata a scuola dopo quindici giorni di sospensione, ha ripreso l'attività didattica con una lezione sull'Europa e i suoi valori.

    Auspicano infine che il Parlamento italiano voti gli emendamenti per rinnovare la Convenzione con Radio Radicale. In concomitanza con la Festa della Repubblica sarebbe una nobile testimonianza nei confronti di un'emittente garante del pluralismo democratico e voce della società civile italiana.

    Genova, 2 giugno 2019
     
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    In occasione della Festa della Repubblica
    il sito dell' Associazione Mazziniana ha anticipato l’editoriale del Presidente Nazionale
    dal titolo Un 2 giugno europeo che uscirà sul PM 2/2020.

    Un 2 giugno europeo



    “Mettere al centro l’atto di nascita della Repubblica, il referendum del 1946”: con queste parole, in un’intervista del giugno 2016, pochi mesi prima della sua scomparsa, Carlo Azeglio Ciampi ricordò le ragioni che lo indussero a promuovere la legge 336 del 20 novembre 2000,Ripristino della festività nazionale del 2 giugno, data di fondazione della Repubblica. Al Presidente, di cui il 9 dicembre cade il centenario della nascita, premeva valorizzare la Costituzione che rappresentava la “risposta compiuta agli orrori del Novecento, un tentativo di lasciare le guerre e la violenza fuori dall’orbita di chi è nato dopo”, inserendo in una nuova cornice anche la parata delle forze armate, in passato fonte di scontro ideologico. Oltre che dalla Carta Fondamentale, l’azione dello statista livornese è stata ispirata dall’Unione Europea, la cui tenuta non è mai stata messa alla prova come negli ultimi tre mesi. Ecco perché il 2 giugno 2020 acquista per i mazziniani un significato particolare: cogliamo in questa festa l’opportunità per rilanciare la ricostruzione economica e morale del progetto democratico europeo, antidoto al sovranismo e ad una visione multipolare della politica internazionale, di cui la pandemia ha messo a nudo i limiti ed evidenziato i rischi che ci fa correre.

    La “guerra fredda” tra Cina e Stati Uniti sui dazi, mascherata dalle reciproche accuse sulle responsabilità per la diffusione del Covid19, od il conflitto scoppiato tra Twitter e Facebook sull’opportunità o meno di censurare le fake news dei politici, ulteriore incognita sul voto presidenziale americano, dimostrano che i pericoli per la democrazia sono ben altri rispetto all’obbligo di indossare una mascherina. Quanto sta accadendo in queste ore ad Hong Kong, negli Stati Uniti ed in Turchia, con l’ONU incapace di esprimere una posizione, deve indurre le istituzioni europee ad accelerare il processo di integrazione. Altro che ritorno agli stati nazionali! Altro che progetto di legge sull’“Italexit” presentato da “Italia Libera” alla Corte di Cassazione! Il futuro del nostro paese è indissolubilmente legato a quello dell’Europa.

    A fine marzo, nell’editoriale pubblicato sul “Pensiero Mazziniano” 1/2020, mi chiedevo se con il loro atteggiamento rigido sull’ipotesi di emissione di Eurobond “Angela Merkel e gli olandesi” non volessero “fare un grande regalo ai sovranisti”. Il quesito riguardava soprattutto la Cancelliera tedesca, considerato l’orientamento apertamente nazionalista del governo olandese guidato da Mark Rutte.

    Dopo settimane di indugi, Angela Merkel ha ‘risposto’ il 18 maggio, presentando assieme ad Emmanuel Macron la proposta di un “Recovery Fund” da 500 miliardi; l’innovatività del piano è rappresentata dal fatto che per la prima volta la Commissione potrebbe finanziare il fondo raccogliendo prestiti a nome dell’Unione. Si tratta di un passo avanti senza precedenti, soprattutto in vista del 1 luglio, quando comincerà il semestre di presidenza tedesca del Consiglio Europeo. Sarà

    l’ultimo grande impegno per la Merkel, che ha annunciato il ritiro dalla politica per il 2021; lasciare con un fallimento sarebbe un fardello troppo pesante da sopportare. Naturalmente il cambio di passo della Cancelliera è stato ispirato anche da un cinico pragmatismo, dato che un rapporto privilegiato con la Cina, il cui PIL nel primo trimestre del 2020 ha segnato un calo del 6,8%, non sarebbe sufficiente a tenere in piedi la macchina produttiva tedesca.

    Il rilancio di Ursula Von Der Leyen e della Commissione non si è fatto attendere. I 750 miliardi di euro proposti per il “Recovery Fund”, ripartiti in prestiti e contributi a fondo perduto, e che si aggiungono alle misure già approvate dal Consiglio Europeo (Mes Bei e Sure), non solo rafforzano la proposta franco-tedesca, ma rappresentano un forte investimento sul futuro politico comunitario. Commissione e Parlamento, del resto, hanno colto sin dall’inizio la gravità della crisi, ed assieme alla BCE, che ormai sta funzionando come una vera e propria Banca Centrale, hanno elaborato una risposta politica alla pandemia, di cui gli strumenti finanziari prospettati dalla Von Der Leyen sono la logica conseguenza. Restano da definire i criteri cui prestiti e contributi saranno vincolati, e soprattutto i tempi di erogazione, determinanti per la tenuta del tessuto sociale e produttivo europeo da qui ai prossimi mesi.

    Ostili alla proposta della Commissione, così come a quella franco-tedesca, si sono dichiarati i paesi “frugali”, guidati dall’Olanda innamorata del dumping fiscale e dall’Austria di Sebastian Kurtz, che due anni fa fece riscrivere i manuali scolastici di storia in chiave anti-italiana. Grazie all’esercizio del diritto di veto, Olanda, Austria, Danimarca e Svezia, cui si è aggiunto il premier ungherese Orban, avvieranno delle snervanti trattative in vista del Consiglio Europeo di metà giugno: o si interviene su questo meccanismo, quando anche il tabù della revisione dei trattati sembra cadere, od il Consiglio continuerà a rappresentare il vero freno all’integrazione continentale, portando inevitabilmente alla disgregazione l’Europa dominata dagli egoismi nazionali. Ne trarranno vantaggio Cina, Stati Uniti, Russia e Turchia, di cui certo potremmo diventare debitori, con la consapevolezza di dover rinunciare realmente a qualche diritto politico e civile.

    La litania sovranista diventa ancor più demagogica quando l’Europa dichiara di voler mettere in campo per l’Italia 173 miliardi di aiuti, 82 a fondo perduto e 91 in prestiti. Il Governatore della Banca d’Italia Vincenzo Visco, la cui autonomia peraltro era messa in discussione fino a qualche mese fa, nelle Considerazioni finali presentate il 29 maggio ha indicato la strada della “ragionevole speranza” evocata anche dal Presidente Mattarella nel discorso di fine anno. Nonostante l’Italia sia attesa da un durissimo autunno, con un possibile calo del PIL del 13%, la sostenibilità del debito pubblico – garantita (e non piacerà ai sovranisti) dalla BCE – e l’elaborazione di un nuovo “contratto sociale” tra “Governo, imprese dell’economia reale e della finanza, istituzioni, società civile”, potranno condurci fuori da questo periodo buio ed aiutarci a combattere le crescenti diseguaglianze.

    Ma non ci riusciremo senza un cambio di passo deciso, che tolga ai sovranisti la possibilità di soffiare sul vento della protesta sociale. Col Covid i tanti problemi irrisolti del paese sono venuti al pettine. Il contrasto fra Stato e Regioni, alimentato dalla perenne campagna elettorale e dagli interessi di parte, ha messo a nudo i limiti delle riforme costituzionali degli ultimi vent’anni, i cui limiti sono stati ampiamente denunciati dall’Associazione Mazziniana. L’edilizia scolastica, vero perno per garantire la riapertura delle scuole, al di là del legittimo auspicio che a settembre i ragazzi possano tornare in classe, è ferma da ormai trent’anni. La Corte dei Conti, nel recentissimoRapporto sul coordinamento della finanza pubblica, ha osservato che dal 2012 novemila medici italiani sono emigrati all’estero, soprattutto nel Regno Unito, in Svizzera, Francia e Germania. Gli aiuti europei ed il modo in cui saranno utilizzati, saranno determinanti per il futuro del nostro paese.

    Per questo il 2 giugno, dopo mesi di inattività forzata, alcune delle nostre sezioni si riaffacceranno alla vita sociale, nel rispetto del distanziamento e delle norme di sicurezza, per sostenere il valore democratico ed “europeo” della scelta repubblicana del 1946. Lo faranno con lo spirito con cui Mazzini scrisse all’“Associazione Emancipatrice di Scicli” il 9 luglio del 1862: “L’Italia inizia oggi la Terza vita. Non dimenticate mai che la vita d’Italia fu sempre vita d’Europa. L’Italia della Roma repubblicana diede unità materiale all’Europa. L’Italia della Roma papale le diede per molti secoli l’unità morale. […] Oggi vivremo, se vivremo per l’Europa se, fedeli alla nostra tradizione, intenderemo che il nostro pensiero e la nostra azione doveva movere dalla Nazione. Una causa da base potente a promuovere il bene e il progresso di tutti i Popoli. Se no, no. Ricadremo come chi tradisce il proprio mandato”.

    Michele Finelli
    Presidente Nazionale AMI
     
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